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Cronaca Cesa

Il cugino degli aspiranti boss preso con le armi, la mamma in lacrime al telefono

Intercettato anche Luca Scarano: “Che si sbatte a fare, me l’accuso io…”

Le armi erano un “affare di famiglia” per i fratelli Scarano. O almeno è quello che emerge dagli atti dell’ordinanza che ha portato in carcere Luca ed il fratello Tammaro, quest’ultimo diventato da poco collaboratore di giustizia. Tra i vari episodi emersi grazie alle indagini della Direzione distrettuale antimafia, è molto particolare quello che risale all’ottobre del 2014, quando i carabinieri arrestato Raffaele D’A. a Casaluce, al quale era stato dato il compito di custodire le armi per i fratelli di Cesa.

Ma dopo il blitz dei militari c’è un “via vai” di telefonate e contatti che vengono interamente intercettati dagli inquirenti. In particolare la mamma dell’arrestato chiama alla sorella, che è la mamma dei fratelli Scarano, ed in lacrime raccolta che il figlio è stato portato via dai carabinieri per le armi che Luca e Tammaro gli avevano chiesto di custodire. Subito viene allertato Luca Scarano che, al telefono, afferma: “Ma che si sbatte a fare, digli che me lo accusa a me la roba. Me la prendo io”. Un messaggio chiaro per evitare di far cadere la colpa esclusivamente sul cugino.

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