Teste chiave non si presenta, salta l'udienza per l'avvocato e l'ex vice sindaco
Stabile, che è attualmente detenuto, ha chiesto di essere ascoltato in aula
Un teste chiave non si presenta per motivi di salute e il processo si aggiorna solo a due settimane. Questo è capitato oggi dinanzi alla Terza sezione penale presieduta da Giuseppe Meccariello, presente il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia Luigi Landolfi, nel processo a carico del clan Bifone, in cui oltre a Bifone sono imputati due imprenditori di Portico Antonio D’Amico (difeso dall’avvocato Mario Griffo), Pietro Vaiano, quest’ ultimo anche vice sindaco all’epoca dei fatti (difeso dagli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo) ed a carico dell’avvocato Giuseppe Stabile (difeso dall’avvocato Stefano Vaiano). A loro carico il Pubblico Ministero chiese ed ottenne il rinvio a giudizio per il reato di associazione a delinquere di stampo camorristico.
In particolare il legale Stabile, attualmente detenuto nel carcere di Sassari, era il referente del clan presso degli uffici giudiziari napoletani, invece D’Amico e Vaiano erano gli imprenditori interessati alla costruzione della zona industriale del Comune di Portico su cui erano proiettati gli interessi del clan.
Intrecci tra malaffare, politica, imprenditoria e corruttela al centro della maxi inchiesta con dei risvolti che potrebbere svelare sorprese alla prossima udienza del 30 novembre quando è previsto l’interrogatorio dell’avvocato imputato, l’aversano Giuseppe Stabile, che ha chiesto di essere interrogato e potrebbe svelare particolare inquietanti della intera vicenda dai risvolti clamorosi che potrebbero coinvolgere altre persone tra cui politici ed addirittura funzionari giudiziari.