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Cronaca Pignataro Maggiore

CAMORRA Arrestati i figli del boss: avevano preso in mano il clan

Operazione dei carabinieri, smantellato il clan Ligato

Nella mattinata odierna a Pignataro Maggiore, a conclusione di una articolata indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, i Carabinieri del Reparto Operativo di Caserta e quelli della Compagnia di Capua hanno dato esecuzione a sei ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip del Tribunale di Napoli nei confronti degli esponenti di vertice del clan Ligato di Pignataro Maggiore, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione,  danneggiamento e lesioni personali, aggravati dalla finalità mafiosa.

FIGLI EREDI DEL CAPO CLAN

I provvedimenti restrittivi costituiscono il risultato di una prolungata attività investigativa avviata nel mese di novembre del 2015, che ha permesso di disarticolare l’attuale vertice del clan Ligato, la cui reggenza, dopo la detenzione al 41bis di Raffaele Ligato, è passata - nel segno della continuità familiare - al figlio Antonio Raffaele Ligato (scarcerato nel dicembre 2015) e alla figlia Felicia Ligato, entrambi colpiti dal provvedimento odierno. Con i figli del capo clan sono finiti in manette altre quattro persone: Davide Ianuario, 33 anni, Daniele Schettini, 23 anni, Angelo Sabino, 43 anni, e Michele De Biase, 53 anni, tutti di Pignataro Maggiore.

IL CONTROLLO DEL TERRITORIO

L’intensa attività investigativa, svolta con l’ausilio di attività tecniche, escussioni testimoniali nonché tradizionali servizi di osservazione-controllo-pedinamento, ha permesso di raccogliere un corposo quadro indiziario nei confronti degli indagati, grazie al quale, sono stati decifrati e accertate le responsabilità di numerose azioni delittuose verificatesi nei confronti di operatori commerciali di Pignataro Maggiore e comuni limitrofi. Le indagini hanno infatti accertato il tentativo da parte del clan Ligato di riorganizzarsi e di rafforzarsi economicamente, mediante il controllo delle attività economiche del territorio (lecite e illecite), le estorsioni ai danni degli esercizi commerciali e il reinvestimento speculativo dei capitali in attività illecite e nel traffico di stupefacenti.

LE ESTORSIONI

Le attività investigative hanno fatto luce su una serie di estorsioni ai danni di imprenditori e esercenti commerciali poste in essere attraverso l’imposizione di beni (quali ad esempio. gadget natalizi, materiale di cancelleria e altro) o la classica richiesta di periodiche somme di denaro (dai 500 euro a settimana a elargizioni di diverse migliaia di euro in occasione delle festività).

VIDEOPOKER E SLOT MACHINE

Inoltre nel corso dell’attività, veniva accertato un chiaro tentativo del clan di assumere la gestione di uno dei settori che costituiscono notoriamente fonte di reddito per i sodalizi camorristici, e, precisamente, il controllo delle apparecchiature videopoker e slot machine ubicate all’interno dei pubblici esercizi.

LE DENUNCE DEI COMMERCIANTI

Il prezioso risultato investigativo, raggiunto senza dubbio grazie alla dedizione dell’intero apparato investigativo e alla fondamentale direzione della Dda partenopea, ha potuto beneficiare di un non comune contributo fornito dalle diverse categorie di commercianti che, nonostante il timore concreto di ritorsioni, hanno saputo credere nelle istituzioni collaborando alle indagini in maniera determinante.

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