Boss dei Casalesi "sequestra" i secondini nella sua cella

Nuovi guai per Antonio Basco, esponente apicale del clan dei Casalesi. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso del Procuratore generale e dispone un nuovo giudizio per resistenza a pubblico ufficiale.

Secondo l'accusa il boss, 49enne di San Cipriano d'Aversa, avrebbe immobilizzato due agenti della polizia penitenziaria nella cella dove è detenuto, impedendo loro di uscire e, quindi, ostacolando l'attività di conta dei detenuti. Il giudice del tribunale di Ascoli Piceno, però, aveva disposto per lui il non luogo a procedere per un precedente giudizio a carico di Basco per gli stessi fatti e per cui era stato punito con una sanzione disciplinare (l'esclusione per 15 giorni dall'attività comune in carcere).

"Il procedimento disciplinare previsto dell'ordinamento penitenziario ed il procedimento penale del quale si sta trattando - scrivono i giudici - pur avendo ad oggetto il medesimo fatto inteso in senso storiconaturalistico (cioè la condotta violenta nei confronti di personale della Polizia Penitenziaria che compiva un atto del proprio ufficio), sono ontologicamente riferibili a sistemi giuridici diversi (atteso, quantomeno, che solo il secondo è giurisdizionalizzato) e non sfociano in misure sanzionatorie equiparabili, in quanto la sanzione disciplinare di quindici giorni di esclusione dall'attività comune non è qualificabile come penale e non ha la sostanza di una sanzione penale, comportando soltanto una diversa modalità della restrizione carceraria già caratterizzata dallo status detentionis. Ne consegue che il ricorrente non è stato già sottoposto, per il medesimo fatto oggetto del procedimento penale, ad una misura amministrativa, di natura "sostanzialmente penale".

Per questo i giudici del Palazzaccio hanno disposto il rinvio degli atti alla Corte d'Appello di Ancona per il nuovo processo.