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Cronaca

La Corte dei Conti bacchetta il Comune: milioni di tasse non incassati

L'assessore Pica ed il dirigente convocati a Napoli per il 6 dicembre per dare delucidazioni

L'assessore al Bilancio Federico Pica, dato in bilico nel rimpasto annunciato dal sindaco Carlo Marino, resterà con ogni probabilità al proprio posto. Il prossimo 6 dicembre, infatti, l'Ente dovrà comparire dinanzi alla sezione regionale della Corte dei Conti - presieduta dal magistrato Giovanni Coppola - per rispondere ai rilievi mossi dal magistrato istruttore, Carla Serbassi, sul riequilibrio finanziario pluriennale presentato dal Comune di Caserta.

La Sezione Regionale della Campania, infatti, con l'ordinanza numero 51 ha convocato ufficialmente Palazzo Castropignano, ponendo come termine ultimo per presentare le memorie quello del 16 novembre con l'Organo Straordinario di Liquidazione ancora al lavoro, nonostante i termini già conclusi per la fine del proprio incarico a Caserta dopo la dichiarazione di dissesto del 2011.

In particolare il magistrato Serbassi muove diverse eccezioni al piano di riequilibrio. In primis il solito problema della mancata conoscenza dell'entità della massa passiva e quella attiva. Secondo il magistrato tra i residui con il segno "più" ci sono somme che andrebbero cancellate in quanto non più incassabili.

Nel dettaglio si parla di "cronica incapacità di riscossione orninaria e coattiva", scrive il magistrato con particolare riferimento alle tasse degli anni precedenti (tarsu, imu, tosap) per oltre 24 milioni. Ma solleva anche dubbi sulla possibilità di riscuotere buona parte delle violazioni al codice della strada: un buco da circa 3,8 milioni di euro non incassati negli ultimi 3 anni.

Tra i problemi relativi alla riscossione delle tasse, inoltre, si segnala anche la gestione del rapporto con Publiservizi ed in particolare l'azione di controllo su pagamenti e versamenti effettuati dalla concessionaria.

Successivamente il magistrato chiede chiarimenti relativamente al rendiconto 2015 in quanto gli allegati presentati dal Comune "non erano comprovati dall'evidenza contabile che l'ente doveva trarre". E ancora. Serbassi contesta il risparmio che l'Ente ha annunciato attraverso i prepensionamenti (circa 2,5 milioni l'anno), in quanto di eventuali ricorsi o nuove assunzioni non vi è alcun cenno.

Infine Serbassi si sofferma sulla rinegoziazione dei mutui per la quale scrive: "la scelta dell'ente appare guidata unicamente dall'intenzione di procrastinare la scadenza del debito senza alcuna altra motivazione che non sia quella di prolunagare la durata dell'indebitamento. Nelle intenzioni dell'ente - conclude il magistrato - l'aumento delle entrate è riconducibile alla "lotta all'evasione" ma di tale attività non vi è traccia nel piano" di riequilibrio.

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