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Cronaca

Bancarotta dell'industria della seta: chiesti oltre 50 anni di carcere

Requisitoria del pm Fucci: "Piano architettato per il depauperamento della Nova di Massimo Alois"

Oltre cinquant'anni di carcere a carico di 8 imputati per la bancarotta fraudolenta delle industrie seriche dell'imprenditore Massimo Alois. E' stata questa la richiesta del pubblico ministero Carlo Fucci nel corso della requisitoria svolta stamattina al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dinanzi al collegio presieduto dal giudice Di Girolamo.

Il pm ha chiesto la condanna a 7 anni e mezzo per Massimo, 51enne di Caserta, e Michele Alois, 82enne di Caserta; 7 anni per Carlo Irace, 60enne di Napoli; 7 anni per Antonio Pennino, 54enne di Napoli; 6 anni e mezzo per Massimo Della Gatta, 53enne di San Cipriano d'Aversa; 6 anni per Simona Scaccabarozzi, 53enne di Lecco, e Raffaele Aglione, 62enne di Caserta; 3 anni e 3 mesi per Mario Morgillo, 52enne di Santa Maria a Vico. Il pubblico ministero al termine della sua requisitoria ha chiesto l'assoluzione per i sindacalisti Catello Curci, 56enne di Maddaloni, e Anthony Lettieri, 58enne di Pontelatone, oltre al non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per i capi d'imputazione relativi alla bancarotta preferenziale con alcuni creditori che sarebbero stati preferiti ad altri.

Il pubblico ministero ha ribadito durante la sua requisitoria come da parte di quasi tutti gli imputati ci sia stata "la volontà di distrarre beni dal patrimonio della Nova, società di Massimo Alois. "Un programma ben archietattato per lo svuotamento ed il depauperamento" dell'industria serica. Circostanze provate, ad avviso della pubblica accusa, sia durante l'istruttoria dibattimentale sia dalle intercettazioni telefoniche agli atti del processo. Dopo il pubblico ministero è stata la volta delle parti civili, tra cui l'avvocata Gabriella Cusano. Il processo è stato rinviato per le arringhe dei difensori che si concluderanno oltre la metà di febbraio.

Secondo la tesi dell'accusa gli imputati avrebbero svolto un ruolo nella bancarotta fraudolenta della società Nova srl, di Massimo Alois. In particolare, secondo la ricostruzione della Procura, gli imputati, a vario titolo, avrebbero distratto dal patrimonio della Nova alcuni beni ed attrezzature nonostante la società fosse stata dichiarata fallita dal Tribunale sammaritano. Dopo aver costituito la società Centro tessile Meridionale (CTM), di fatto amministrata dallo stesso Massimo Alois e destinata a succedere alla Nova, Massimo Alois e Carlo Irace avrebbero effettuato un'operazione di scorporo dell'Industrie Tessili Alois (ITA) mediante la sua trasformazione da società di produzione in holding di partecipazione di Nova, di cui fissavano la sede sociale a Sondrio.

Nel capoluogo lombardo riuscivano ad ottenere la nomina di Scaccabarozzi come perito di fiducia attestando un valore aziendale ritenuto sensibilmente inferiore in modo da poter alienare i beni aziendali di Nova ad un costo molto inferiore. In questo modo i due opifici di Sala e Briano, utilizzati fino al 2006 per la produzione di seta, venivano venduti a Della Gatta (cognato di Massimo Alois) per un prezzo di 1,8 milioni di euro, un prezzo ritenuto per l'accusa (tesi non condivisa dal collegio dei difensori) inferiore di almeno 3 milioni rispetto a quello reale. Successivamente gli impianti e le attrezzature di Nova sarebbero stati spostati presso lo stabilimento CTM di Gricignano in modo da rallentare la produzione di seta e portare la Nova al fallimento.

Adesso la parola passa alle difese. Nel collegio difensivo fanno parte Nel collegio difensivo fanno parte gli avvocati: Bruno Botti, Alberto Barletta, Alberto Martucci, Alberto Zaza d'Aulisio, Roberto Guida, Alfonso Furgiele, Renzo Pinos, Nicola Leone, Federico Simoncelli, Claudio Sgambato, Giuseppe Stellato e Tania Palmieri.

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