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Cronaca Marcianise

Camorra, Squadra Mobile di Caserta arresta 2 incensurati ritenuti esponenti del Clan Piccolo

Marcianise - Alle prime ore di stamane, la Squadra Mobile di Caserta, coadiuvata dal Commissariato di Marcianise, ha tratto in arresto, in esecuzione di un provvedimento precautelare, emesso dalla Direzione Investigativa Antimafia di Napoli...

Alle prime ore di stamane, la Squadra Mobile di Caserta, coadiuvata dal Commissariato di Marcianise, ha tratto in arresto, in esecuzione di un provvedimento precautelare, emesso dalla Direzione Investigativa Antimafia di Napoli, Salvatore Ricciardi, alias "Fafammiello", nato a Marcinanise il 17.07.1983, Antonio Nacca, nato a Caserta il 20.08.1980. Entrambi sono considerati dagli inquirenti leve emergenti ed affiliati al pericoloso clan della camorra "Piccolo" detti i "Quaqquarone" di Marcianise, ritenuti "responsabili in concorso di detenzione di armi e munizioni comuni e da guerra, di danneggiamenti ed estorsioni, aggravate dal ricorso al metodo mafioso, poste in essere recentemente in danno di imprenditori di quel centro".
Nel corso dell'operazione, la Squadra Mobile, in un capannone nella disponibilità di uno degli indagati, ha rinvenuto una pistola mitragliatrice UZI di fabbricazione israeliana, con caricatore fornito di munizioni e perfettamente funzionante.
Gli arrestati sono stati ristretti nella Casa Circondariale di S. Maria C.V. a disposizione dell'Autorità giudiziaria.
Il Clan "Piccolo", nel corso degli anni '90, era protagonista di una feroce e sanguinosa faida con l'avverso clan dei "Belforte", detti "I Mazzacane" con il quale si contendeva il predominio criminale nel comprensorio di Caserta, Marcianise e tutta l'area contigua al capoluogo campano.
Secondo le indagini della Polizia di Stato, i due fermati, da tempo, avevano intrapreso per conto del "Clan" una sistematica attività estorsiva in danno di imprenditori e commercianti del comprensorio finalizzata alla riaffermmazione del proprio dominio criminale. I due giovani, incensurati, non esitavano, di fronte ai dinieghi di coloro che si rifiutavano di sottomettersi alle loro pretese, a perpetrare atti intimidatori e danneggiamenti ricorrendo all'uso di armi da fuoco.

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