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Cronaca

Ami su Istat: cambiare legge su affidamento condiviso

(Roma) In merito ai dati diffusi dall'ISTAT in materia di separazioni, divorzi ed affidamento condiviso l'Associazione Matrimonialisti Italiani afferma, attraverso il presidente Nazionale avv. Gian Ettore Gassani, quanto segue: "I nudi e crudi...

(Roma) In merito ai dati diffusi dall'ISTAT in materia di separazioni, divorzi ed affidamento condiviso l'Associazione Matrimonialisti Italiani afferma, attraverso il presidente Nazionale avv. Gian Ettore Gassani, quanto segue: "I nudi e crudi dati dell'Istat sullo stato di salute del matrimonio in Italia abbisognano di una serie di valutazioni di supporto: alla diminuzione del numero di separazioni corrisponde il calo (-30%) del numero di matrimoni. Oggi nel nostro Paese il matrimonio non è l'unica forma di famiglia atteso che sono in nettissimo aumento le coppie di conviventi more uxorio, con o senza figli". Per l'AMI "le ragioni vanno ricercate nella abnorme attesa per ottenere una sentenza di divorzio per quanti hanno un matrimonio alle spalle (in media in Italia occorrono 8 anni per ottenere lo stato libero) e la 'paura' del matrimonio e delle sue regole, specie da parte degli uomini, valutate le conseguenze nefaste degli eventuali successivi separazione e divorzio (perdita della casa coniugale, obblighi di assegno di mantenimento, riduzione netta dei tempi da trascorrere con i figli)". In merito all'applicazione della legge 54/2006, che ha introdotto l'affidamento condiviso in Italia, l'AMI sostiene la grande inversione di tendenza sul piano della cultura giuridica e sociale laddove finalmente si tende a garantire la bigenitorialità ai figli dei separati e divorziati. "L'affidamento condiviso – dice Gassani - è da considerarsi la regola mentre quello esclusivo una residuale eccezione. In media nei Tribunali meridionali l'affidamento condiviso risente ancora però di una cultura conservatrice che vede nella madre l'unico genitore capace di esercitare la potestà sui figli. Il vero tallone d'Achille dell'affidamento condiviso è, comunque, un altro: in mancanza di un percorso di mediazione familiare, precedente al giudizio di separazione o divorzio e mirante a ridurre il conflitto tra i coniugi, l'affidamento condiviso sul piano pratico risulta spesso un fallimento. L'astio tra il padre e la madre vanifica i nobili obiettivi di tale legge. L'affidamento condiviso deve, invece, fondarsi sul mutuo rispetto tra i genitori e non può tradursi in una mera imposizione da parte del giudice mediante provvedimenti emessi in pochi minuti alla prima udienza presidenziale. L'affidamento condiviso resta un importante obiettivo giuridico culturale della nostra società, in linea con tutti gli altri Paesi europei, ma esso ha bisogno di contenuti e non soltanto di mere enunciazioni di principio. La vera piaga italiana è la mancanza della effettiva specializzazione, in materia familiare e minorile, di magistrati ed avvocati attesa la estrema delicatezza di una materia che produce, nelle vicende altamente conflittuali, più morti all'anno rispetto a quelli causati dalla malavita organizzata tutta". Gassani chiude: "L'Ami propone una modifica della legge 54/2006 nella parte in cui prevede l'automaticità dell'affidamento condiviso, sacrificando valutazioni da parte dei mediatori familiari e dei servizi sociali in merito alle capacità genitoriali delle coppie separande o divorziande che chiedono l'affidamento dei figli".

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