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Cronaca

Arrestato il patron della Senesi: è accusato di corruzione

Briganti coinvolti in una maxi inchiesta in Sicilia

Nuovo terremoto nel mondo dei rifiuti. Questa mattina è stato arrestato il rappresentante legale della Senesi Rodolfo Brigranti, società che gestisce la raccolta dei rifiuti in diverse città della provincia di Caserta (tra cui Aversa e Castel Volturno).

Sono sedici le persone finite in manette. Tra loro anche imprenditori e funzionari amministrativi del Comune di Trecastagni, responsabili della gestione dello smaltimento rifiuti. L'indagine è stata coordinata dalla Dia etnea supportata dai Centri Operativi di Reggio Calabria, Palermo, Caltanissetta e dalle Sezioni Operative di Messina, Trapani e Agrigento, nonché dal II Reparto di Roma.

A finire in manette Rodolfo Briganti, legale rappresentante della Senesi, accusato di corruzione; e Vincenzo Guglielmino, amministratore della Ef, accusato di associazione mafiosa, turbata libertà di scelta del contraente e corruzione. Assieme a loro altre 14 persone, tra le quali Gabriele Astuto e Domenico Sgarlato, dipendenti del Comune di Trecastagni, con le accuse entrambi di corruzione e turbata libertà di scelta del contraente. 

Tra gli altri insospettabili finiti nel mirino delle forze dell'ordine anche il giornalista catenoto Salvo Cutuli, che avrebbe fatto da mediatore tra Briganti - col quale «sussisteva uno stretto legame», scrivono gli inquirenti - e l'ex sindaco di Aci Catena Ascenzio Maesano. L'accusa, nei confronti del noto cronista, è di corruzione. Assieme a funzionari pubblici, imprenditori e professionisti, scattano le manette anche per Salvatore Carambia (Turi 'u turcu), Pietro GarozzoGiuseppe GrassoVincenzo PapaserioLucio PappalardoFabio SantoroRaffaele Scalia (detto Ele) e Agatino Scuderi: tutti pregiudicati, tutti accusati di associazione mafiosa. Arresto anche per Luca Santoro, gemello di Fabio, ma non pregiudicato (accusato di associazione mafiosa anche lui), Angelo Piana e Alessandro Mauceri, accusati di turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione.

Gli investigatori hanno fatto luce sui legami tra la criminalità organizzata, funzionari pubblici e imprese operanti nel settore della raccolta di rifiuti. L'analisi della documentazione amministrativa acquisita, corroborata da servizi di riscontro sul territorio, non solo ha consentito di rilevare irregolarità formali nello svolgimento dei procedimenti amministrativi per l'affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti nei comuni di Aci Catena e Misterbianco, ma anche di certificare i rapporti con la criminalità organizzata etnea da parte dell'amministratore unico della società E.F. Servizi Ecologici S.r.l., vincitrice delle gare d'appalto. Gli inquirenti parlando di "spregiudicatezza con la quale certi imprenditori si rapportano con la criminalità organizzata. Dalle intercettazioni svolte - dicono gli inquirenti - emerge chiaramente come lo stesso, lungi dal subire le prevaricazioni dei clan mafiosi operanti nei territori ove si svolge la sua attività di impresa, si rapporta in modo paritario agli esponenti più rappresentativi dei clan mafiosi catanesi, in particolare appartenenti al clan Cappello e al clan Laudani, considerandoli al pari di qualunque altro interlocutore commerciale dal quale acquistare servizi". Per il gip etneo, l'amministratore della società manifesta "la sua intraneità al clan Cappello, al quale regolarmente e periodicamente eroga sostanziose somme di denaro (quasi fosse da considerare un costo di esercizio dell'impresa) in cambio, da un lato, del più tradizionale dei 'servizi' offerti, vale a dire la protezione da eventuali danneggiamenti ai mezzi di esercizio della propria impresa perpetrati da clan rivali sul territorio, dall'altro del sostegno, rafforzato dalle tipiche modalità mafiose di intimidazione e soggezione, per l'affermazione e il mantenimento del monopolio delle sue imprese sul territorio, come anche per l'ulteriore ampliamento dei propri affari e, di conseguenza, dei propri introiti attraverso l'aggiudicazione di nuovi appalti". 

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