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Cronaca Santa Maria Capua Vetere

L’accordo al ristorante, poi il viaggio con la ‘mazzetta’. “Ecco come fu pagata la tangente”

Un finanziere racconta in aula i retroscena dell’inchiesta che ha coinvolto l’ex sindaco

Intercettazioni telefoniche ed ambientali, pedinamenti, servizi di osservazione. L'accordo corruttivo per la ristrutturazione di Palazzo Teti Maffuccini viene ricostruito da un ufficiale della Guardia di Finanza nel corso del processo che vede alla sbarra, tra gli altri l'ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere Biagio Maria Di Muro.

E' quanto accaduto nel corso dell'udienza svoltasi dinanzi al giudice Carotenuto nel procedimento che ha come imputati, oltre all'ex primo cittadino sammaritano, il faccendiere di Casapesenna Alessandro Zagaria, considerato vicino al capoclan Michele Zagaria detto Capastorta, Guglielmo La Regina, il dirigente del comune di Santa Maria Capua Vetere Roberto Di Tommaso, il professore Vincenzo Manocchio e gli imprenditori di Casal di Principe Francesco e Nicola Madonna

LA GENESI DELL'INDAGINE

Secondo quanto riferito in aula dalla guardia di finanza l'indagine prende le mosse dall'aggiudicazione provvisoria dell'appalto alla Lande srl di Marco Cascella nel febbraio 2014. Ma è dal mese di marzo che gli organi inquirenti iniziano a monitorare Guglielmo La Regina, titolare dell'Archicons che avrebbe dovuto curare la progettazione, da cui emerge il giro corruttivo su Palazzo Teti Maffuccini, "confiscato nel 1996 al padre di Biagio Di Muro", oggi sotto processo. 

"A fine luglio del 2013 venne indetta una gara per la ristrutturazione - ha spiegato il finanziere escusso dal pm della Dda Alessandro D'Alessio - Secondo il progetto sarebbe dovuto diventare un polo culturale". I lavori sarebbero stati a carico della Regione Campania.

Nel mese di febbraio, come detto, avviene l'aggiudicazione provvisoria della gara ma già ad aprile si registra il primo intoppo legato al Durc.

LA QUESTIONE DURC

La circostanza, secondo quanto spiegato al Tribunale, emerge da alcune intercettazioni telefoniche ed ambientali tra Guglielmo La Regina e Loredana Di Giovanni che "faceva da tramite tra La Regina e la stazione appaltante, in questo caso il Comune di Santa Maria Capua Vetere". Il problema viene risolto grazie ad un'anticipazione di soldi dalla Lande alla Archicons sulla progettazione che, sulla base di un accordo quadro tra le due società, sarebbe dovuta essere effettuata dalla società di La Regina. 

Al riguardo oltre alle intercettazioni telefoniche ed ambientali i finanzieri hanno acquisito anche le fatture, il bonifico avvenuto e il pagamento dei contributi previdenziali da parte di La Regina ai fini del rilascio del Durc.

I RISCONTRI

Ma è a luglio del 2014 che iniziano ad emergere i primi indizi su un presunto accordo corruttivo tra La Regina, Loredana Di Giovanni e il Comune di Santa Maria Capua Vetere, in particolare con il sindaco Di Muro ed il dirigente del settore tecnico Roberto Di Tommaso. 

Siamo ancora nella fase tra l'aggiudicazione provvisoria e quella definitiva, che ci sarà solo ad ottobre. In questo contesto viene fuori come Cascella voglia pagare di meno rispetto a quanto pattuito, dal 10% sull'aggiudicazione al 3%. Ma uno degli indizi principali viene dalla comunicazione della Di Giovanni a La Regina dell'avvenuta aggiudicazione prima che questa fosse pubblica. Dalle intercettazioni "emergono una serie di contatti che dimostrano l'accordo corruttivo", ha spiegato il finanziere. E tra questi il fatto che il finanziamento veniva "dirottato", per evitare di perdere i soldi (i lavori sarebbero dovuti essere completati e rendicontati entro il 30 giugno 2015). 

L'INCONTRO CON ALESSANDRO ZAGARIA

Ma nel corso delle intercettazioni emerge una figura: quella di un tale Alessandro, in riferimento ad una società di catering che si occupava di una mensa universitaria e che La Regina aveva contattato per la festa della moglie. Una persona, secondo gli inquirenti, che rappresenta il trait d'union tra Di Muro e la Di Giovanni. 

Viene programmato un incontro che avvenne il 19 novembre 2014 presso un ristorante a Pastorano. In quell'occasione si incontrarono Guglielmo La Regina, Loredana Di Giovanni ed Alessandro Zagaria. "Fu effettuato un servizio di appostamento ed osservazione e verificammo che si trattava di Alessandro Zagaria".

LA CORRUZIONE

Dopo quell'incontro iniziarono a delinearsi i contorni della corruzione: una mazzetta da 70mila euro. E i finanzieri hanno ricostruito anche come i soldi venivano giustificati. "C'erano società che emettevano fatture fittizie all'Archicons che effettuava bonifici. Poi i soldi venivano ritirati in contanti e restituiti". In questo modo si creava un "fondo nero" da cui attingere.

Nel gennaio 2015 fu la Di Giovanni a pressare il commercialista di La Regina per sbloccare 10mila euro, una prima tranche della corruzione. E i soldi vennero ritirati da Loredana Di Giovanni e consegnati ad Alessandro Zagaria. "Vedemmo la Di Giovanni andare all'ex Saint Gobain a Caserta ed incontrare due uomini. Dopo essersi congedata li seguimmo fino ad un ristorante a Santa Maria Capua Vetere", ed uno dei due era Alessandro Zagaria che poi avrebbe dovuto consegnare i soldi ai pubblici amministratori di Santa Maria Capua Vetere. 

Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Giuseppe Stellato, Angelo Raucci, Giovanni Cantelli, Umberto Pappadia e Giovanni Abet.

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