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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca San Cipriano d'Aversa

Appalti Enel per il clan dei Casalesi, chiesta la condanna a 10 anni per un imprenditore

E' accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione e tentata estorsione

Una condanna a 10 anni di reclusione. È stata questa la richiesta formulata dal Sostituto Procuratore Graziella Arlomede della Dda di Napoli nel processo celebrato dinanzi al gup Antonio Baldassarre del tribunale di Napoli per Giuseppe Iannone, 66enne imprenditore di San Cipriano D'Aversa, 'monopolista' degli appalti Enel per conto del clan dei Casalesi.

L'imprenditore 'prestato' al clan, assistito dal suo legale l'avvocato Ferdinando Letizia, fu destinatario di un provvedimento restrittivo insieme al figlio Mario ed al genero Mario Pellegrino poiché ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso esterno al gruppo camorristico Schiavone-Zagaria, estorsione, trasferimento fraudolento di valori ed impiego di denaro di provenienza illecita. Le indagini, svolte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta e coordinate dalla Dda partenopea, avevano ricostruito il business di Giuseppe Iannone che, dagli anni ’90, avvalendosi della forza di intimidazione del clan dei Casalesi, aveva conseguito la gestione quasi monopolistica degli appalti pubblici nell'agro aversano nell'ambito del settore degli scavi e della posa in opera di cavi elettrici per conto dell'Enel attraverso le società Alba 90 Srl, Siep Costruzioni e Elettrolima. Dopo che nel 2017 la società Alba 90 era stata raggiunta da interdittiva antimafia, Iannone aveva intestato fittiziamente la Siep Costruzioni, mera prosecuzione dell'Alba 90 al genero Mario Pellegrino e successivamente la Elettrolima al figlio Mario e alla nuora Giustina Amato continuando ad operare negli appalti per conto dell'Enel in violazione della normativa antimafia. Secondo gli inquirenti i 3 imprenditori avrebbero minacciato i titolari della Cebat, ditta appaltatrice per la manutenzione delle linee aeree ed interrate in media e bassa tensione nella Provincia di Caserta, per gli anni 2017-2019 imponendo loro maestranze, mezzi delle imprese a loro riconducibili ed estromettendoli dagli appalti avvalendosi del favore del sodalizio criminale. Giuseppe e Mario Iannone avrebbero poi impiegato nella gestione economica delle loro società i proventi dell'attività estorsiva ai danni della Cebat.

Il legame di Iannone e famiglia col gruppo camorristico venne evidenziato da pentiti quali Nicola Schiavone e Giuseppe Misso. Una ricostruzione degli affari di famiglia in odor di camorra che portò all'arresto dei 3 congiunti. Nel corso dell'iter giudiziario sono state archiviate le posizioni per il figlio Mario, il genero Mario Pellegrino e la nuora Giustina Amato. A carico di Giuseppe Iannone permangono i capi di imputazione per concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione e tentata estorsione ai danni di imprenditori dell'Agro Aversano e di Sessa Aurunca. Si torna in aula nel mese di luglio per la discussione del difensore di Iannone l'avvocato Ferdinando Letizia.

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