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Stir, stangata dal Consiglio di Stato: "Pagate o abbattete l'impianto"

Provincia ed Ente d'Ambito condannati per il mancato esproprio del terreno

Pagare il terreno al legittimo proprietario o restituirlo dopo aver demolito l'impianto. E' quanto ha ordinato il Consiglio di Stato alla Provincia di Caserta e all'Ente d'Ambito sulla questione dell'esproprio del terreno su cui insiste lo Stir di Santa Maria Capua Vetere.

I giudici amministrativi di secondo grado hanno parzialmente accolto il ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri che nel 2000 occupò, in piena emergenza rifiuti, il terreno di un cittadino di Santa Maria Capua Vetere rideterminando il quantum risarcitorio, circa 900mila euro (alla luce di una rivicitazione delle particelle catastali di cui il titolare era proprietario) a cui va aggiunto un danno per ogni giorno di occupazione dal febbraio 2007, ma confermando quanto disposto nel merito dal Tar che aveva accolto l'istanza dell'avvocato Paolo Centore per il proprietario dell'area.

Il Consiglio di Stato, in particolare, ha condannato la Provincia di Caserta e\o l’Ente d’Ambito a decidere se continuare a mantenere in attività l’impianto di trattamento dei rifiuti (in tal caso adottando un provvedimento di acquisizione sanante, cioè un decreto di esproprio tardivo e liquidando l’indennizzo al proprietario) oppure se demolire l’impianto stesso, bonificare l’area e restituirla al legittimo proprietario, che è e resta tale fino a quando non verrà adottato l’eventuale provvedimento di esproprio.

Una sentenza che potrebbe avere ripercussioni anche sulla vicenda del Biodigestore di Caserta per il quale il Tar ha bocciato il ricorso di 4 Comuni ritenendo l'impugnazione della delibera della giunta comunale del capoluogo, con la quale si stabiliva la realizzazione dell'impianto in località Ponteselice, tardiva. Con la decisione sullo Stir, infatti, il Consiglio di Stato ha ribadito che la competenza alla gestione e localizzazione degli impianti di trattamento dei rifiuti è ripartita tra Provincia e Ente d’Ambito. Un motivo su cui si fonderà, con ogni probabilità, il ricorso allo stesso organo anche sul biodigestore di Caserta.


 

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