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Martedì, 30 Aprile 2024
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Allevatori assolti per la protesta: "La denuncia fu intimidazione politica"

Il Coordinamento Unitario per la Difesa del Patrimonio Bufalino esce allo scoperto dopo la sentenza di assoluzione del gup sammaritano

All’esito della sentenza di non luogo a procedere emessa dal gup Rosaria Dello Stritto del tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti dei 15 allevatori bufalini e un sindacalista che lo scorso giugno bloccarono la Domiziana con 40 trattatori per protesta risultata poi non essere autorizzata, non sono tardate le repliche.

“Il giudice di Santa Maria Capua Vetere, valutate le carte, i fatti e i documenti, prima ancora di iniziare il dibattimento, ha emesso la sentenza che pone fine a una montatura orchestrata da ambienti politici vicini al Governo Regionale della Campania. La sua sentenza, chiara e senza fraintendimenti”. E’ quanto sostenuto dall’avvocato Cipriano Di Tella, difensore di 11 degli imputati nonchè membro dell’associazione Soccorso Contadino, nella conferenza stampa indetta dal Coordinamento Unitario per la Difesa del Patrimonio Bufalino. “Ora la verità è certificata dal giudice ed è parte del dispositivo della sentenza. Scrive il giudice: ‘Invero, dalle notazioni di P.G., redatte per ogni singolo giorno di protesta, emergeva che sin dall’inizio della manifestazione veniva predisposto un sistema di viabilità alternativo per limitare i disagi alla cittadinanza, salvaguardando in tal modo il passaggio dei mezzi di primo soccorso e dei cittadini con casistiche particolari; gli stessi operanti davano atto che trattavasi di una manifestazione pacifica senza alcuna criticità per l’ordine pubblico’. In nome della “tenuità dell’offesa” dunque il giudice proscioglie tutti prima ancora del dibattimento”, osserva il legale.

“Ma guarda! E dove erano la violenza? I comportamenti delinquenziali? Non c’erano. Nessuno ha impedito ai cittadini di muoversi o di andare in ospedale. E ora che la verità (lungamente raccontata dal Coordinamento) è stabilita da una sentenza di un tribunale come spiega il sindaco Lavagna la sua denuncia? Perché ha raccontato il falso?”, replica Giovanni Fabbris, il sindacalista indagato nonchè portavoce del Coordinamento.

Aggiunge Fabbris: “Se il sindaco di Mondragone dovrà spiegare e dare conto dei propri comportamenti, bisogna anche capire in quale contesto è avvenuta la sua denuncia contro gli allevatori e se quella azione non sia iscrivibile dentro un piano più articolato e con livelli diversi di complicità per intimidire gli allevatori e screditare il movimento” Secondo quanto riferito dal sindacalista “gli allevatori chiedevano da mesi l’incontro con il Presidente della Regione presso la Prefettura, esasperati dalle continue prese in giro di De Luca che nella sua veste di Presidente Regionale avrebbe potuto (dovuto per dovere istituzionale) in mezz’ora tenere un incontro e ascoltare le loro ragioni ma invece sceglieva provocatoriamente di vestire i panni dello sceriffo contro fantomatici camorristi, che erano scesi spontaneamente in strada. Il Coordinamento, intervenuto per evitare che la irresponsabilità della Regione Campania portasse al degenerare della protesta, riusciva a contenerne le forme e a canalizzarle verso modalità, ancora una volta, rispettose dei cittadini e orientate a chiedere al Governo Nazionale, un intervento che, in effetti, è arrivato con la convocazione di un tavolo di confronto tenuto al Ministero della Salute il 22 maggio”. “In quei giorni sui social fantomatici “cavalieri mascherati dall’improbabile nome di sbufale” provocavano in continuazione, le pagine facebook del movimento furono messe sotto attacco e oscurate (tutto oggetto di denuncia alla polizia postale da parte del Movimento), il Consigliere regionale Zannini aveva più volte invocato l’intervento repressivo contro i pericolosi allevatori rei di protestare addirittura contro il Presidente della Regione, fino a invocare e annunciare la denuncia da parte del sindaco di Mondragone; denuncia puntualmente arrivata”, precisa Fabbris.

L’avvocato Francesco Di Tella, altro difensore degli allevatori indagati, chiarisce il quadro in cui questi episodi sono accaduti: “Un quadro che da tempo sta vedendo crescere un clima di intimidazione e ritorsione nei confronti degli allevatori che hanno osato alzare la testa e protestare denunciando contro il disastro messo in campo dalla Regione Campania”.

Conclude Fabbris: “Se il sindaco di Mondragone ha raccontato una versione surreale smentita dalla sentenza dei giudici, come può spiegare il Consigliere Regionale Zannini l’azione continua in cui si è profuso in quei giorni con la richiesta di azioni di repressione contro i comportamenti delinquenziali degli allevatori chiedendo a gran voce la denuncia del sindaco fino ad anticiparla con un post sui social la sera prima? Denuncia poi regolarmente arrivata. Era in buona fede o cercava solo di coprire gli interessi della Regione a impedire che si aprisse quel tavolo che (invece e con scorno di De Luca) poi si è aperto?”, conclude.

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