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Un polo culturale a Palazzo Teti Maffuccini dopo la bufera giudiziaria

L'amministrazione spinge per restituire il bene alla città dopo anni di degrado: "Ridaremo l'importanza e la dignità che merita"

Palazzo Teti Maffuccini diventerà un polo turistico e culturale per la città di Santa Maria Capua Vetere. È quanto auspicato dall'amministrazione guidata dal sindaco Antonio Mirra che vuole "restituire Palazzo Teti alla sua importanza e dignità".

Un'ambizione nemmeno troppo nascosta e che "deve essere uno degli obiettivi principali della città nei prossimi anni - sottolinea il sindaco - per molti motivi è e deve essere un simbolo della comunità sammaritana e farne il centro delle future attività culturali". Situato lungo via Roberto d’Angiò "Palazzo Teti Maffuccini" edificato nel 1839 racchiude in sè un imponente valore storico-testimoniale: vi trovò dimora nel 1860 Giuseppe Garibaldi e nello stesso anno nelle sue sale venne firmata il 2 novembre la Resa dei Borbonici dopo la quale il Regno delle Due Sicilie diventò parte del Regno di Sardegna.

Un patrimonio storico-culturale che merita di esser restituito ai cittadini forse con i fasti di un tempo. "Palazzo Teti diventerà il palazzo delle attività culturali sammaritane nella progettualità - spiega Enzo Oliviero responsabile delle iniziative culturali - al suo interno saranno ospitate la Biblioteca Comunale, l'Archivio Storico comunale, il Museo Civico e del Risorgimento. Verrà riutilizzato per fini culturali il giardino e ci sarà un'area dove avvalendosi di strumenti multimediali verrà raccontata la storia della città di Santa Maria Capua Vetere dalle origini fino all'Unità d'Italia". Un'opera di ripristino considerevole per una struttura che, nonostante il suo inestimabile valore storico, ha oscillato nel corso degli anni tra solai decadenti, travi marcite ed affreschi ammuffiti.

"L' amministrazione ha fatto un investimento importante nella progettazione - spiega Oliviero - Stiamo impiegando tempo ora per avere poi una volta ottenuto il finanziamento l'immediatezza dell'intervento. L'intento è presentare progetti esecutivi immediatamente cantierabili. Già è stata individuata la destinazione d'uso degli ambienti e dei piani della struttura, il layout dei percorsi, il conteggio dei centimetri di ogni area. Siamo in una fase di studio operativa oramai iniziata un anno fa indispensabile per esser pronti all'azione una volta che verrà approvato il finanziamento pubblico. Il fine è di non ritrovarci nei canonici 90 giorni che seguono l'approvazione di un finanziamento al blocco come spesso accade. Giocando d'anticipo presenteremo un progetto esecutivo immediatamente cantierabile". Tempestività e progettualità mirata sono state le mosse adoperate dall'amministrazione comunale sammaritana per non incorrere in un 'errore' del passato: il definanziamento per mancato utilizzo di cospicui fondi europei. 

Era il 2010 quando l'Unione Europea alla vigilia dell'anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia decise di destinare per la riqualificazione di Palazzo Teti circa 2 milioni e mezzo di euro. Unico limite era la tempistica ovvero che la realizzazione dei lavori avvenisse nei due anni successivi. Nel 2011 benché venne abbozzata un'idea progettuale l'amministrazione dell'epoca tra intoppi burocratici e beghe giudiziarie che vedono ancora protagonisti i reggenti del tempo i finanziamenti che dovevano servire per l'opera di consolidamento e riqualificazione dello storico immobile furono persi irrimediabilmente.

La storia raccontata da  Palazzo Teti Maffuccini da tempo è stata quella giudiziaria: prima oggetto di confisca nel 1996 allorché rientrante nei beni sequestrati dal suo proprietario Nicola Di Muro per un valore di circa 100 miliardi delle vecchie lire, l'acquisizione al patrimonio comunale nel 1998, l'incuria, un accenno di ripresa con i lavori di ristrutturazione, di nuovo la bufera giudiziaria sugli appalti per i lavori, inchieste, arresti. Nel mentre ad ogni pezzo di intonaco che cadeva al suolo la polvere portava via un pò della sua storia. Non ancora persa del tutto da restituire ai suoi legittimi proprietari: i cittadini.

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