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“Cancelliamo la bugia della casa di Luigi Vanvitelli”

Lanciata una petizione: l’architetto che ha realizzato la Reggia di Caserta non avrebbe vissuto a corso Trieste

“Una bugia grossa quanto una casa”. E’ questo il titolo della petizione lanciata da Ferdinando Astarita che sta raccogliendo numerose sottoscrizioni per ristabilire la verità su quella che è stata la vera casa di Luigi Vanvitelli, l’architetto che ha realizzato la Reggia di Caserta.

Una “bugia” che sarebbe nata, secondo gli ideatori della petizione, “nel primo centenario della morte di Luigi Vanvitelli. Per l’occasione furono organizzati solenni festeggiamenti con bande musicali e varie manifestazioni collaterali ed inoltre si decise di apporre una lapide commemorativa sulla casa dove era vissuto e morto Vanvitelli. Ma, probabilmente poiché la vera casa era alquanto defilata, modesta ed in condizioni di grave degrado, si preferì apporre la lapide commemorativa sulla facciata di un altro palazzo che, meglio posizionato e con 4 belle colonne sulla facciata, come immagine era certo di tutt’altro livello oltre ad essere in ottime condizioni perché costruito più di recente. E la bugia venne addirittura ribadita con una seconda lapide apposta nel 1973, nel bicentenario della morte di Vanvitelli. Il tutto su una casa, ubicata a corso Trieste, che però non era quella di Vanvitelli”.

Secondo quanto c’è scritto nella sottoscrizione “Il palazzo dove visse e morì Vanvitelli si trova nello slargo sant’Elena, proprio dove incrociano le attuali via Ferrante e via Mazzocchi, ed è assolutamente adiacente all’antica chiesa di Sant’Elena. Ciò è confermato anche da documenti che attestano come Vanvitelli avesse ottenuto dalla Curia di Roma, per il suo appartamento al primo piano,  l’autorizzazione ad aprire un varco nella parete confinante con il coretto della chiesa ( tuttora ne restano tracce) così da poter seguire le funzioni religiose senza sottoporsi allo strapazzo ed al dolore che i suoi malanni gli procuravano anche per piccoli spostamenti”. Per questo motivo, con la petizione, si chiede a Comune di Caserta e Soprintendenza di tornare sui propri passi e identificare la vera casa dell’architetto.

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