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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Migranti affidati al Comune al freddo e senza cibo: "Costretti al lavoro nero per mangiare"

Le rivelazioni dei beneficiari e degli operatori del progetto Sai a Casertanews: "Non si può vivere in quelle condizioni". Il Ministero boccia il Comune: "Accoglienza debole"

I migranti beneficiari del progetto Sai attivo a Caserta lasciati al freddo e senza cibo. E' la denuncia raccolta da CasertaNews che ha incontrato diversi beneficiari che hanno raccontato le condizioni in cui si vive nelle case dell'accoglienza gestite dalla Rti composta da Innotec, Esculapio e Format (quest'ultima si occuperebbe solo della formazione) che nel Capoluogo gestisce i servizi per l'accoglienza.

Cos'è il Sai

Prima di iniziare una premessa sembra doverosa. Cos’è il progetto Sai? Il Sai (acronimo di sistema di accoglienza ed integrazione) è un'iniziativa nazionale che ha come obiettivo l'accoglienza, la tutela, e l'integrazione dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei titolari di protezione sussidiaria o umanitaria. Introdotto con la riforma del 2020, sostituisce il Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (Siproimi), istituito con il Decreto sicurezza nel 2018, che a sua volta sostituiva il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), in vigore dal 2002 al 2018. Con il Sai si ritorna ai principi che avevano ispirato lo Sprar. Consiste in un tipo di accoglienza meno puramente assistenziale e più volta all’integrazione. Al sistema possono accedere sia i richiedenti asilo che i titolari di protezione (coloro che hanno già visto accolta la richiesta di asilo e riconosciuto il diritto a una protezione internazionale).

Un appalto da 5,5 milioni per l'accoglienza

L'appalto è stato aggiudicato dal Comune di Caserta - ente locale titolare – alla Rti composta da Innotec, Esculapio, Format per circa 5,5 milioni per 27 mesi: da ottobre 2020 al 31 dicembre 2022. I fondi sono erogati dal Ministero dell'Interno. Le cooperative che attuano il progetto dovrebbero garantire una serie di servizi tra cui l'accoglienza materiale (vitto, alloggio ed erogazione dei pocket money), formazione, orientamento all'inserimento lavorativo, assistenza legale, tutela psico-sanitaria. Da dicembre l'appalto è scaduto ma il servizio "prosegue in proroga fino alla nuova assegnazione", conferma il consigliere comunale Raffaele Giovine. Al momento a Caserta sono 105 i beneficiari accolti (su una platea di 200 finanziati) di un’età compresa tra i 20 ed i 30 anni. Sono 12, invece, i dipendenti tra operatori, educatori e dipendenti amministrativi in servizio nelle cooperative che gestiscono il servizio.

La denuncia del consigliere

A far luce sulle criticità era stato proprio Giovine, esponente di Caserta Decide, che l'estate dell'anno scorso aveva presentato una denuncia ai carabinieri, “contro ignoti”, per segnalare alcune carenze riscontrate nel corso di una visita ispettiva all'interno delle case dislocate sul territorio. In quella denuncia vennero ribadite "presenza di insetti, appartamenti senza caldaie funzionanti, elettrodomestici guasti, servizi igienici fuori uso". Da quella data si può dire che la situazione sia addirittura peggiorata perché oggi i migranti continuano a vivere in condizioni precarie sia dal punto di vista strutturale sia da quello economico non ricevendo i "pocket money" (3 euro al giorno) da luglio ed il vitto (5 euro al giorno) dal mese di novembre. “Al di là dell’essere un consigliere d’opposizione – commenta Giovine - sono un amministratore locale ed in quanto tale mi vergogno per le condizioni di precarietà in cui vivono questi ragazzi che va ricordato sono rientrati tra i beneficiari di questo progetto proprio per le loro fragilità”.

Le fredde case dell'accoglienza: "Non si può vivere in queste condizioni"

Partiamo dalle problematiche vissute nell'immediato con il freddo delle ultime settimane che sta mettendo a dura prova i beneficiari del progetto, alcuni dei quali vivono in abitazioni posizionate anche nelle frazioni pedemontane del Capoluogo, dove le temperature sono notoriamente più basse. "Stiamo da 3 settimane senza caldaia - ci racconta uno dei beneficiari - Senza riscaldamento e senza acqua calda". "Ci danno solo due bombole di gas al mese - aggiunge un altro - In estate tra cucina ed acqua calda riusciamo quasi a viverci tutto il mese ma in inverno, con i riscaldamenti, dopo due settimane finisce il gas e restiamo senza riscaldamenti". Addirittura in alcune abitazioni i riscaldamenti sono "assenti" come segnalato anche dal ministero che a novembre ha inviato i suoi ispettori a verificare le condizioni in cui vivono i migranti del Sai a Caserta. A ciò si aggiungano le problematiche sulle forniture: "Le coperte sono di scarsa qualità: difficile proteggersi dal freddo", spiega un ex operatore del progetto. "Alcune case fanno pena - racconta un altro ex operatore del Sai - Ad esempio in quella in via Ferrante è tutto vecchio. Abbiamo più volte segnalato queste problematiche ma ci veniva risposto che non avevano soldi. In qualche caso siamo stati noi operatori a rimetterci di tasca nostra per una questione di coscienza. Non si può vivere in quelle condizioni". 

Vitto non pagato: "Lavoriamo in nero per mangiare"

Non solo la scarsa qualità della vita nelle case casertane dell'accoglienza. I beneficiari, infatti, lamentano la mancata erogazione dei soldi per il vitto ed i pocket money, 3 euro al giorno erogati per le spese personali. "Come possiamo vivere senza mangiare? - si domandano alcuni dei migranti - Siamo andati anche negli uffici ma ci dicono che non hanno soldi. Il governo italiano manda i soldi ma poi questi che fine fanno?". Secondo quanto testimoniato dagli stessi migranti, da luglio i "pocket money" sarebbero sospesi mentre il vitto non sarebbe pagato da novembre. E allora come si mangia? "Ognuno si arrangia come può - spiegano - c'è chi va alla Caritas, chi invece va fuori alle attività commerciali a chiedere le elemosina". Ma c'è anche chi va a lavorare in nero: "Mi danno 30 euro per lavorare dalle 7 del mattino alle 6 di sera in campagna. So che è sbagliato ma lo faccio per pagarmi da mangiare". E ancora c'è chi si dà da fare in qualche ristorante dove però la paga è più bassa: "20 euro per il turno a pranzo e quello la sera". Ma c'è anche chi va a scuola e quindi non può permettersi un lavoro: "Come possiamo imparare qualcosa a scuola senza mangiare?", ci domandano. La mancata erogazione dei soldi per vivere è pregnante: "Ce lo ripetono ogni giorno - spiegano ancora gli operatori, alcuni dei quali lavorano ancora per le cooperative che gestiscono il progetto - Qualcuno ci contatta lamentando magari un mal di testa ma quando gli facciamo visita ci chiede: "Quando ci date i pocket money?". Ma secondo quanto testimoniato da qualche ex operatore i beneficiari del progetto non riceverebbero nemmeno il kit igiene (10 euro al mese) ed i soldi per il vestiario: "Dovrebbero ricevere 150 euro per l'inverno e 150 euro per l'estate ma da quanto ne so hanno ricevuto appena 50 euro per l'inverno scorso". 

Il Ministero ‘boccia’ Caserta

Le criticità segnalate sono finite tutte nel "Follow Up" del monitoraggio del Ministero dell'Interno. Una relazione che boccia non solo le strutture ma l'intero progetto valutato come "complessivamente debole in relazione all’azione di governance e monitoraggio da parte dell’ente locale titolare, alla presa in carico integrata dei beneficiari, alla implementazione dei servizi, alla rete di supporto al progetto. L’ente locale titolare - si legge ancora - oltre al Rup, che ricopre numerosi ruoli in diversi settori, non dispone di figure tecniche (assistenti sociali) né amministrative dedicate a supportare e monitorare il progetto. Non emergono relazioni istituzionali strutturate con le strutture sociosanitarie del territorio a supporto della presa in carico dei beneficiari", concludono gli ispettori ministeriali.

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