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Pasticcio ludoteche in zona rossa, scoppia la bufera sull'ordinanza di De Luca

Ludotecari sul piede di guerra: "Indicazioni confusionarie, ora vogliamo un chiarimento"

Un vero e proprio pasticcio che ha lasciato attoniti migliaia di imprenditori. E' il caso delle ludoteche in Campania, vittime di una gestione 'schizzofrenica' dell'emergenza Covid: prima lasciate aperte in zona rossa, poi chiuse con un'ordinanza regionale. Insomma la 'tiritera' delle restrizioni si conferma disorientante e i danni economici che stanno subendo le attività diventano sempre più irreparabili.

Secondo quanto stabilito dal Dpcm emanato dal Consiglio dei ministri il 2 marzo, le ludoteche sarebbero potute rimanere attive nelle zone rosse, in quanto non espressamente richiamate nella specifica del decreto. Apertura confermata anche tramite note regionali e comunali. "Tutto ciò purtroppo è stato poi completamente ribaltato dall’ordinanza n. 7 emessa il 10 marzo 2021 dalla Regione Campania a firma del presidente Vincenzo De Luca, che richiama nell’articolo 1.5: “si rammenta che sono sospese le attività delle ludoteche”; poi successivamente ripresa dall’ordinanza n. 8 dell'11 marzo 2021, che recita che le attività in presenza delle ludoteche sono sospese sull'intero territorio delle disposizioni di cui all'art.43 del Dpcm del 2 marzo 2021", spiega Alessandro Reggia, segretario generale dell'associazione nazionale 'Ludeteche e Parchi Giochi d'Italia' di cui è socio fondatore il casertano Giuseppe Russo.

"Tali indicazioni sembrano essere sempre molto confusionarie e soprattutto non precise - aggiunge Reggia - in quanto dapprima, si usa il termine “rammenta” e non ordina o sospende e dopo si richiama l’art. 43 del Dpcm, che equipara le ludoteche al servizio scolastico, smentito successivamente dalla nota emessa il 11 marzo dall’Anci Campania, in persona del suo presidente Carlo Marino e del segretario generale, che conferma che le ludoteche ed i baby parking, non rientrano nei servizi educativi per l’infanzia, previste dall’articolo 2 del decreto legislativo 65/17. Ad ogni modo, anche a seguito di verifica con il dipartimento della famiglia, si ritiene che nelle zone rosse queste attività debbano restare chiuse al pari dei servizi educativi e dell’infanzia”.

"In conclusione, per alcuni enti istituzionali tale categoria deve restare chiusa, senza però spiegare poi un motivo valido che giustifichi la differenza con il Dpcm. Tutto ciò, oltre a creare confusione tra i gestori, genera anche un disservizio alle famiglie, che in questo periodo così difficile, chiedono un supporto alla nostra categoria per la gestione dei loro bambini", conclude Alessandro Reggia. 

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