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Battisti arriva in Italia: "L'accordo per cancellare gli ergastoli non vale più"

Il giudice Piccirillo spiega i motivi dell'accordo col Brasile che cancellavano il carcere a vita ed anche perché quell'intesa potrebbe non valere più

Cesare Battisti potrebbe non ottenere il “salvataggio” dagli ergastoli. Il terrorista arrestato domenica in Bolivia, arriverà oggi in Italia ma su quanto tempo debba restare in carcere si è aperto un dibattito che sarà chiarito solo nelle prossime ore. A spiegare la vicenda è Raffaele Piccirillo, napoletano di nascita ma casertano d'adozione, ex giudice del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, scelto dall’ex ministro alla Giustizia Andrea Orlando per guidare il dipartimento per gli Affari di Giustizia.

“Se, come pare, arriverà dalla Bolivia , espulso in via amministrativa perché irregolare su quel territorio - spiega Piccirillo - la condizione della commutazione degli ergastoli nella pena massima di 30 anni non vale più. Quella condizione fu posta dal governo brasiliano che, come molti paesi latino-americani e alcuni paesi europei (Spagna e Portogallo, per esempio), ritengono la pena perpetua incostituzionale perché in contrasto con la funzione rieducativa. La condizione (posta dal governo brasiliano, e non da Battisti, come ho letto da qualche parte) fu accettata dal ministro italiano perché, in primis, Battisti sarebbe rimasto completamente impunito; in secondo luogo fu giudicata compatibile con i principi fondamentali del nostro ordinamento, che prevede che anche l’ergastolano possa accedere ad alcuni benefici, a determinate condizioni, e coltivare una prospettiva di reinserimento sociale. Sottolineo che grazie a questi benefici il ‘nostro’ ergastolo’ supera l’esame della Corte europea dei diritti dell’uomo, diversamente da quello previsto in altri paesi, come il Regno Unito, dove l’ergastolano ha come unica via d’uscita la grave invalidità o la malattia terminale”. 

Ma per il giudice quell’accordo col Brasile potrebbe non valere: “Al di fuori del contesto estradizionale e della relazione bilaterale con il Brasile, ovviamente quel patto non vale - spiega-. Battisti sarà trattato come un latitante qualsiasi catturato sulle strade di Milano. L’espulsione diretta dalla Bolivia all’Italia non è ‘sospetta’. È normale che l’irregolare sia respinto verso lo stato di cittadinanza. Battisti non ha mai acquisito la cittadinanza brasiliana. Lo status di ‘rifugiato’, concessogli, ad un certo punto, dalle autorità brasiliane, gli è stato revocato da tempo. È dunque normale che, dovendolo espellere, la Bolivia lo spedisca in Italia. I meriti della cattura vanno distribuiti tra: chi ha accertato le sue responsabilità; chi ne ha monitorato gli spostamenti per circa 37 anni; chi ha seguito le diverse fasi della complessa procedura; chi ha deciso di revocare il veto posto da Lula dopo che le autorità giudiziarie brasiliane lo avevano dichiarato estradabile; chi ha saputo cogliere le opportunità determinate dai mutamenti politici determinatisi in America Latina”. 

Piccirillo, poi, rimarca il lavoro che è stato fatto anche dal precedente governo: “Qualche merito andrebbe riconosciuto anche a chi, negli ultimi anni (e non mesi o giorni), ha ristabilito con il Brasile rapporti di sana reciprocità e interlocuzioni credibili. Allungo la lista degli acknowledgments per ridimensionare la versione del ‘regalo di Bolsonaro’, che trovo preoccupante se prelude a politiche di ‘insana reciprocità’, a mercanteggiamenti sui diritti umani che trasformerebbero l’impegno di reciprocità in una promessa di complicità. Chi dubita della legittimità delle condanne riportate da Battisti o della ragionevolezza di una pena che sarà eseguita a oltre 40 anni dai fatti, dovrebbe prima leggere i 53 faldoni dei circa 10 processi celebrati nei confronti di Battisti e dei Proletari armati per il comunismo. O almeno dovrebbe leggere il bel libro di Giuliano Turone (Il caso Battisti, Garzanti, 2012), uno che quegli atti li ha letti e li ha esaminati secondo le norme dell’epoca, ma anche secondo quelle che successivamente ci siamo dati (nuovo codice di procedura, giusto processo ecc.). Chi sollecita la chiusura ‘gratis’ dei conti aperti con il terrorismo interno dovrebbe comprendere che ha diritto all’oblio soltanto chi i suoi conti ha accettato di pagarli”.

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