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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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CAMORRA Solo 62 denunce in un anno. Grasso lancia l'allarme

La denuncia del presidente del FAI nel vertice in Prefettura

“Lo Stato ha vinto delle battaglie, ma non la guerra” contro i clan della camorra colpevoli di vessare con le estorsioni gli imprenditori di Terra di Lavoro. A tenere alta l’attenzione in un momento di relativa “pace”, con numerosi successi delle forze dell’ordine in operazioni anti-camorra, è il prefetto di Caserta Raffaele Ruberto, che ha ospitato nei suoi uffici la conferenza organizzata dal FAI, la Federazione delle Associazioni antiracket e antiusura Italiani. Al tavolo dei relatori erano presenti il prefetto Ruberto, il presidente del FAI Tano Grasso, il commissario straordinario del Governo per le iniziative antiracket Domenico Cuttaia e il presidente regionale FAI Luigi Ferrucci. L’occasione era infatti la presentazione di una serie eventi organizzati dall'associazione nel decennale delle intimidazioni della camorra ai danni degli imprenditori casertani, una scia di sangue che portò alla morte di quattro persone. Una manifestazione che non è solo una celebrazione in ricordo delle vittime, ma un gesto politico per chiedere un impegno maggiore nella denuncia dei clan da parte dei protagonisti del settore economico-produttivo casertano.

LA ‘GUERRA CONTRO IL MOSTRO’

Proprio il “padrone di casa”, il prefetto Raffale Ruberto, ha evidenziato come “i rapporti di forza tra clan e istituzioni siano diversi da quelli del 2008, ma dati alla mano la guerra è ancora in corso. Il mostro – così Ruberto definisce il clan - cambia pelle, adatta le proprie strategie all’attacco portato avanti dallo Stato e infatti le modalità di attuazione dei comportamenti illeciti cambiano”. Il prefetto ha lanciato il suo appello agli imprenditori, simbolo del tessuto produttivo di Terra di Lavoro: “La camorra si può sconfiggere, non è invincibile, ma c’è bisogno dell’impegno di tutti. Ben vengano le iniziative del Fai, abbiamo bisogno di maggiore sostegno”.

LA SCIA DI SANGUE DEL 2008

Il presidente del FAI Tano Grasso ha quindi ricordato le vittime della camorra, nell’escalation avvenuta tra maggio e settembre 2008, costata la vita a 4 persone. “I quattro eventi avevano matrice comune l’attacco al mondo dell’imprenditoria e contro quegli imprenditori che hanno denunciato e non si sono piegati”.

In quei mesi segnati dalle folli violenze dei clan, il primo “avviso” fu compiuto ai danni di Pietro Russo, quando il 12 maggio la camorra bruciò la sua fabbrica di materassi a Santa Maria Capua Vetere. “Quella mattina- ricorda Grasso - fu chiaro che l’attentato all’imprenditore non era di natura estorsiva, ma aveva una funzione simbolica e preludio alla strategia che sarebbe partita da lì”. Russo era infatti il primo imprenditore della provincia di Caserta a testimoniare contro il clan dei Casalesi in tribunale, il primo ad avere protezione da parte delle istituzioni e fondatore di una associazione antiracket.

Dopo soli 3 giorni, il 16 maggio, la prima tragedia. Domenico Noviello viene ucciso in una piazza di Castel Volturno da un commando della camorra. L’imprenditore pagava col sangue la decisione di denunciare in assoluta solitudine i suoi estorsori. Si passa poi all’11 luglio, con l’omicidio dell’imprenditore balneare di Castel Volturno Raffaele Granata, che il giorno precedente aveva messo alla porta i suoi aguzzini. La scia di sangue si concluse poi il 12 settembre, quando a perire sotto i colpi del clan furono l’imprenditore di San Marcellino Antonio Ciardullo e il suo operaio Ernesto Fabozzi.

ALIBI E DENUNCE ‘IRRISORIE’ DEGLI IMPRENDITORI

“Ci sono segnali significativi, soprattutto di singoli o associazioni, ma il quadro è assolutamente insufficiente”. Non usa mezzi termine il presidente del FAI Tano Grasso per denunciare il numero “irrisorio” di denunce presentate dagli imprenditori casertani vittime di usura ed estorsioni. In particolare Grasso smonta i presunti alibi di chi non si rivolge alle istituzioni e subisce nel silenzio i ricatti della camorra. “La posizione di chi non vuole denunciare perché non crede in istituzioni è solo un alibi – spiega Grasso - che viene quotidianamente smentito con l’impegno dei militari e di una legislazione di avanguardia mondiale a tutela delle vittime. Invocare la scarsa fiducia nello Stato da parte deli imprenditori non è altro che un alibi”.

Grasso ha ricordato inoltre come nel 2008 la strategia della camorra di colpire gli imprenditori coraggiosi pagò, visto che dopo il delitto di Raffaele Granata, titolare di un lido, i proprietari di altri lidi del litorale domizio si affrettarono a pagare il pizzo e il clan “raccolse in pochi giorni un milione di euro”.

LA CONVENIENZIA DEL MONDO IMPRENDITORIALE

Poi arriva l’accusa più grave alla classe produttiva di Terra di Lavoro da parte del presidente FAI: “Con amarezza va detto che probabilmente larga parte del mondo imprenditoriale casertano ha un atteggiamento di acquiescenza, che non si giustifica con la scarsa fiducia, ma con la convenienza”. Grasso sottolinea come ovviamente questo atteggiamento sia diverso “dalla complicità, aspetto che il codice penale unisce, ma di tipo ambientale. Perché secondo questi imprenditori conviene non reagire e opporsi per continuare a fare impresa, ma anche questo è un grave pericolo. Questo tipo di acquiescenza porterà ad una nuova escalation del fenomeno estorsivo camorristico”. Il presidente del FAI ha inoltre sottolineato come "vada distinto l’atteggiamento di collusione degli imprenditori con i clan con consapevole scambio di favori, fenomeno che riguarda pezzi marginali dell’economia. La tragedia, che riguarda un numero ben più amplio di attori, è chi trova convenienza senza scambio di favori”. Grasso fa quindi il caso dei produttori della serie tv ‘Gomorra’: “Perché non hanno denunciato le attività estorsive ai loro danni? Perché se denunciano il clan Gallo di Torre Annunziata avrebbero avuto difficoltà sul lavoro, trovare nuova location e spendere altri soldi”.

Una denuncia ribadita da Luigi Ferrucci, presidente regionale del FAI: “Non ci sono alibi per non denunciare i fatti di camorra, chi non lo fa lo fa per convenienza e non vuole schierarsi per la legalità”.

I DATI SULLE DENUNCE

Il commissario straordinario del Governo per le iniziative antiracket, il prefetto Domenico Cuttaia, ha quindi snocciolato i dati relativi alla distribuzione dei soldi relativi al fondo di solidarietà del Governo. In Campania nel 201 il fondo ha elargito 3 milioni e 668mila euro a 29 vittime di usura, mentre a 33 vittime di estorsioni sono stati distribuiti un milione e 848mila euro. Il dato nazionale, per gli ultimi 5 anni, rivela come il fondo abbia distribuito 125 milioni di euro.

GLI APPUNTAMENTI DEL FAI

Per ricordare le vittime dell’escalation di camorra contro gli imprenditori che avevano denunciato le estorsioni della camorra, il FAI ha programmato 4 appuntamenti in provincia di Caserta. Si parte il 12 maggio alle ore 11 a Santa Maria Capua Vetere, dove si terrà un incontro con studenti e scout a 10 anni dall’attentato che distrusse la fabbrica di materassi di Pietro Russo. Il 16 maggio appuntamento a Castel Volturno, in piazzetta Domenico Noviello, dedicata proprio all’imprenditore ucciso dalla camorra. A seguire presso la sede FAI della città domizia un dibattito con il prefetto Raffaele Ruberto, il commissario per le vittime di mafia, il prefetto Enzo Panico, il commissario straordinario del Governo per le iniziative antiracket, il prefetto Domenico Cuttaia, con le conclusioni affidata al procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho. Mercoledì 11 luglio presso il lido ‘La Fiorente’ di Castel Voltuno sarà ricordato l’imprenditore Raffaele Granata, alla presenza tra gli altri del prefetto Ruberto e del commissario Cuttaia. Chiusura il 12 settembre a San Marcellino per la commemorazione di Antonio Ciardullo ed Ernesto Fabozzi, vittime di un duplice omicidio di camorra.

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