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Bufera Pd, in 43 firmano documento contro il sindaco e chiedono le dimissioni del segretario

La richiesta sul tavolo di Zingaretti: bocciata in larga parte tutta la gestione Marino. "Ecco tutti i punti da allarme rosso". Dal Puc al Macrico, passando per il biodigestore ed ai rapporti con l'ex Canapificio: "Neanche Falco ed il ministro Maroni hanno osato tanto..."

Un documento firmato da 43 iscritti al Partito democratico di Caserta per contestare, praticamente in toto, la gestione amministrativa del sindaco Pd Carlo Marino e per chiedere le dimissioni del segretario del circolo del Capoluogo Enrico Tresca. La lettera è stata inviata al segretario nazionale Nicola Zingaretti, al Responsabile dell'Organizzazione Stefano Vaccari ed al segretario del PD Campania Leo Annunziata

A firmare il documento sono stati Giovanna Abbate, Alessandro Barbieri, Maria Chiara Barbieri, Vincenzo Claudio Battarra, Luigi Bembo, Benedetto Brancaccio, Maria Canzano, Pietro Canzano, Salvatore Castello, Mariarita Centanni, Angelina Cerrito, Carmine Di Cioccio, Enrico Di Guida, Ada Farina, Silvia Gattone, Angelo Giaquinto, Agostino Greco, Giuseppe Greco, Maria Angela Greco, Pietro Luigi Greco, Rita Greco, Ubaldo Greco, Eliana Guadagnuolo, Vincenzo Letizia, Antonio Magli, Damiano Merola, Mario Pagliaro, Giancarlo Palladino, Maria Cristina Palladino, Vito Petillo, Marcella Picierno, Tullio Picierno, Anna Ricciardi, Piero Riello, Assunta Rondinone, Gennaro Rondinone, Antonia Russo, Emma Santillo, Giuseppe Tescione, Cesare Trematore, Mario Troiano, Paolo Voso.

“Se un anno fa - inizia la nota -  con un articolato documento indirizzato al segretario cittadino del Pd, avevamo espresso le nostre fortissime preoccupazioni sulla deriva che stava prendendo l'amministrazione comunale retta dal sindaco Marino e, con essa, il partito casertano, praticamente schiacciato sulle posizioni del primo cittadino e sulle scelte della giunta anche in situazioni lampanti di criticità, dobbiamo dire che da allora la situazione è andata via via peggiorando, fino ad arrivare alle ultime allarmanti vicende che, con il massimo degrado della politica in città, segnano anche il massimo scollamento dell'amministrazione e del partito rispetto alle attese della comunità”. 

Oggi mettono nero su bianco “alcuni punti da allarme rosso”. In primis “si sono perse del tutto le tracce del Puc. Prima più volte annunciato come redatto e pronto, poi data per imminente la presentazione e l'approvazione e poi lasciato in un cassetto. Un Puc fantasma i cui contenuti sono oscuri e poco rassicuranti a partire dall'edificabilità dei (pochi) terreni non ancora cementificati, laddove la città sollecita da anni una svolta ambientale di contrasto al consumo del suolo. Dato per scontato che le previsioni di crescita della popolazione stimate 20 anni fa sono ormai da ridimensionare radicalmente, rimane il fatto che la capacità abitativa è già adesso in eccesso rispetto alla domanda, come testimoniano gli oltre 4500 appartamenti sfitti in città e il calo costante del valore degli immobili, al di là delle congiunture. Sempre nella più totale assenza di programmazione urbanistica e di una visione strategica dello sviluppo della città, è stata autorizzata la realizzazione di numerose strutture della grande distribuzione, che hanno inferto il colpo di grazia al commercio al minuto, già in grave crisi”. 

E con il Puc in stand-by “restano pericolosamente sospesi i destini dell'ex Macrico, l'enorme area verde al centro della città ora di proprietà dell'Istituto per il Sostentamento del Clero, e su cui aleggia una ambiguità dell'amministrazione comunale più volte denunciata da tutte le realtà associative della città, preoccupate dalla resistenza della maggioranza a definire una volta per tutte la classificazione urbanistica di quei terreni e dal possibilismo con cui vengono accolti i progetti di cementificazione - più o meno mascherati - ciclicamente presentati da gruppi imprenditoriali. Come gravissimo appare il tentativo di iniziare a smembrare l'area con l'esproprio di una particella, utile a costruire una  scuola. La scelta dei luoghi e lo stesso piano formalizzato con delibera di giunta, stante il calo di iscritti alla scuola del primo ciclo, risultano ai più incomprensibili e sospetti”.

Nel documento si fa anche notare la rottura “con le associazioni ambientaliste segnalandosi per disinteresse, o, peggio per una politica di scempi, tagli sconsiderati di alberi e drastica  riduzione degli spazi verdi, tali da indurre a ripetute manifestazioni di contrasto, come è successo per la villetta di Padre Pio, e, adesso, per le  tante villette chiuse, nonostante la disponibilità delle associazioni a farsi carico della loro gestione, vedi la recente campagna "Giardini chiusi, io non ti voto”. 

Passando poi per “la telenovela del biodigestore (più precisamente digestore anaerobico), al quale non siamo aprioristicamente contrari, appare forse come la vicenda più emblematica dello stile e dei contenuti caratterizzanti l'amministrazione comunale. Due progetti, quello di Ponteselice, a ridosso della Reggia e quello in località Mastellone, a confine con Valle di Maddaloni, sono stati messi a punto senza alcun confronto in sede politica (interna al Pd e in consiglio comunale) e meno che mai con la città e la conurbazione. Un impianto imponente da 40 mila tonnellate annue, e quindi destinato a soddisfare bisogni che vanno al di là anche dell'hinterland del capoluogo, che si gioverebbe di un finanziamento  regionale di 26,5 milioni. Bisognerebbe quindi vedere di concordarla localizzazione dell'impianto insieme all'area vasta che lo utilizza. Da ultimo, la localizzazione dell'impianto ha ricevuto una bocciatura da parte della Commissione Regionale Terra dei fuochi. Tra l'altro, occorre evidenziare che Caserta non ha ancora raggiunto il 50% di raccolta  differenziata, contro il 65% previsto dal Testo unico sui rifiuti solidi urbani. Peraltro, la qualità dei rifiuti differenziati è molto bassa. Appare evidente che qualsiasi impianto, aerobico come anaerobico, senza un’alta qualità della porzione differenziata non potrà funzionare efficacemente. Conclusione: difficile che si riesca ad arrivare all'affidamento dei lavori entro la fine del 2021, quando il finanziamento andrà perso”.

Questa amministrazione sta marcando sempre di più la sua distanza dalla città solidale - continuano i firmatari - scontrandosi continuamente con l'associazionismo e il mondo del volontariato. Incredibile è stato l'atteggiamento tenuto nei confronti di una realtà importante come il Centro Sociale ex Canapificio, da anni impegnato sul versante dell'accoglienza dei migranti e del sostegno dei ceti più disagiati. Pur essendo, l'amministrazione comunale, capofila istituzionale del progetto Sprar realizzato dall'ex Canapificio insieme ad altre realtà dell'associazionismo laico e religioso, non ha un mosso un dito quando il centro sociale si è trovato dall'oggi al domani senza una sede a causa del sequestro disposto dalla magistratura per il pericolo di crollo, costretto a gestire le sue attività assistenziali in mezzo alla strada. Con buona pace della promessa di dare una casa alle associazioni nell'ex Caserma Sacchi. E con il segretario cittadino del Pd che, sceso in campo per spalleggiare l'amministrazione e ribattere alle critiche dell'associazione, invitava i ragazzi del centro a pagarsi l'affitto di una sede. Cosa che neanche il sindaco di centrodestra Luigi Falco, né il ministro degli Interni Maroni avrebbero avuto il coraggio di fare, visto che il primo assegnò loro i locali in cui sono stati fino a qualche tempo fa e che il secondo è stato prodigo di encomi per le attività sociali dell'ex Canapificio, quando venne a Caserta. Forse un atteggiamento del genere l'avrebbe potuto avere solo un esponente della Lega”. 

Per i 43 firmatari: “vuoi per il "peccato originale" di una strategia elettorale che ha imbarcato tutti pur di vincere, vuoi per la marcatura conservatrice e il passato di leader forzista del candidato sindaco, l'amministrazione Marino neanche all'inizio ha mai mostrato una chiara caratterizzazione innovatrice e riformista. L'azione di governo, già gravata da un default maturato con la precedente amministrazione e poi duplicato dall'attuale, anche grazie a manovre di bilancio opinabili e più volte attenzionate dalla Corte dei Conti, non ha mai preso il volo, prigioniera del difficile equilibrio tra i vari referenti che, insediato il proprio gruppo, sono andati a riscuotere le cambiali firmate durante la campagna. Una inerzia sui grandi temi per evitare veti incrociati e una lenta ordinaria amministrazione, anch'essa fortemente deficitaria, prova ne è lo stato di totale abbandono dell'intero territorio comunale (strade e marciapiedi impercorribili, arredo urbano completamente devastato, pulizia inesistente), che ha condannato Caserta al degrado ed all'assenza di qualsivoglia controllo, nonché ad evidenti disfunzioni della stessa macchina amministrativa, anche in settori essenziali, quali, ad esempio, i servizi anagrafici. Tutto ciò non ha evitato l'erosione dei numeri della maggioranza, minata dalle continue faide per ottenere visibilità (leggi accaparrarsi assessorati). Così da una situazione consiliare bulgara si è passati alla precarietà del giorno per giorno, arrivando, persino, ad espellere, di fatto, dalla maggioranza un consigliere del gruppo PD, Antonio Ciontoli, reo di aver manifestato, apertamente, il suo dissenso, rispetto all'operato dell'amministrazione. In questo quadro si colloca il blitz di Marino che ha incoronato assessore alla pubblica istruzione la preside Vairo, dirigente nazionale di Forza Italia e responsabile regionale delle donne azzurre fino alla nomina, anzi fino all'espulsione a cui è stato costretto il suo partito. Un colpo di scena che ha fatto sprofondare nel disorientamento totale elettori e militanti del Pd, consapevoli dell'ormai irreversibile perdita di credibilità del partito cittadino e dell'amministrazione comunale, che può determinare anche pesanti conseguenze nelle prossime scadenze elettorali”.

E chiosano con una richiesta chiara: “Da ex amministratori, da militanti, da iscritti e da elettori del Partito Democratico, nella convinzione che moltissimi altri iscritti e simpatizzanti del PD condividano le nostre riflessioni, chiediamo al Coordinatore cittadino di convocare un'Assemblea degli iscritti, alla quale presentarsi dimissionario, anche perché scaduto. Invochiamo l’intervento degli organi nazionali e regionali del PD, affinché intervengano per avviare, rapidamente, la procedura congressuale, perché si riesca ad allineare la gestione locale ai principi e alla svolta data dal Segretario Nazionale Zingaretti”. 

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