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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Dirigente Pd si dimette: "Io parte offesa nell'indagine sul sindaco, il partito non mi ha difeso"

La dura lettera d'addio di De Michele: "Invece di rassicurarmi, hanno organizzato riunioni per tentare di cacciarmi dal partito. A questo punto me ne vado io"

Una vicenda giudiziaria che si intreccia con beghe familiari e questioni politiche. C’è tutto questo nelle indagini che vedono coinvolti il sindaco di Cesa Enzo Guida, l’ex consigliera Erika Alma, il padre del primo cittadino e anche Raffaele Massimiliano De Michele (come parte offesa). Proprio quest’ultimo oltre un mese fa aveva chiesto alla segretaria del Pd di Cesa, Antonietta De Michele, di prendere una posizione netta “in merito ai gravissimi avvenimenti giudiziari”.

Essendo parte offesa “per tutelare il partito” ha deciso di dimettersi da dirigente del Partito democratico mentre adesso ha deciso di lasciare definitivamente il partito rassegnando le proprie dimissioni: “Il Partito democratico si è rivelato politicamente inadeguato a perseguire i valori di democraticità, rispetto, giustizia e rigore morale che guidano il mio agire personale e politico”. De Michele parla anche dei procedimenti che hanno interessato il sindaco Guida e sottolinea che il Pd di Cesa “normalizza e giustifica la violenza e la sopraffazione, dimenticando che gli stessi imputati iscritti al Pd, hanno inviato le missive anonime ai dirigenti e tesserati locali del partito, ai membri delle opposizioni consiliari, e ad un assessore ancora in carica”.

Ma parla anche di continui attacchi diffamatori nei suoi confronti che si sarebbero verificati “durante le riunioni politiche e in presenza di membri dell’attuale maggioranza”. E quindi l’attacco frontale al Partito democratico e ai tesserati: “L’autenticità di un contesto democratico, rispettoso dei diritti e della dignità di tutti e tutte impone un’immediata e chiara assunzione di responsabilità politica di un intero partito dinanzi alle gravi imputazioni di cui dovrà rispondere il sindaco. Al contrario, a fronte delle prime rassicurazioni ricevute, nei mesi, per me molto dolorosi, hanno prevalso l’indifferenza e valutazioni di strategia e opportunità, queste sì di natura personale, un atteggiamento che ha alimentato la prevaricazione e la violenza commessa ai miei danni, a partire da riunioni ad hoc convocate per deliberare la mia espulsione. Non ha alcun senso promuovere eventi a sostegno degli immigrati, delle donne maltrattate, delle coppie di fatto e indossare scarpe e magliette rosse. Se poi si tollera la sopraffazione dei diritti personali di donne, uomini e bambini innocenti. in considerazione dell’inerzia che ha connotato i rappresentanti locali del Partito democratico dinanzi all’ingiustizia subita, aggravata proprio dall’assenza di un freno politico”.

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