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Domenica, 28 Aprile 2024
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Caserta con più verde per cittadino ma la Reggia incide per il 70%

Dei 116 ettari complessivi ben 82 sono parchi storici. Appena 4 ettari risultano attrezzati

Caserta è la città con più verde della Campania. Lo riferisce Legambiente che, sulla basa degli ultimi dati Istat relativi al 2021, ha elaborato un dossier sui grandi parchi urbani, il verde attrezzato e il verde storico delle città capoluogo.

Nel complesso i cinque capoluoghi della Campania raggiungono insieme una estensione 765 ettari, con una media di 6,2 metri quadrati per abitante, un valore ben al di sotto della media nazionale, che è pari a 12 metri quadrati per abitante. La città di Caserta, con i suoi 116 ettari e circa 16 metri quadrati per abitanti, è il capoluogo che presenta la più alta quantità di verde, mentre Benevento si attesta, con 12 metri quadrati per abitante, sulla media nazionale, decisamente al di sotto (tra i 5 e i 6 metri quadrati per abitante) sono invece Avellino, Napoli e Salerno. Rispetto alla loro estensione assoluta, Napoli, con 164 ettari, ha la maggiore estensione di verde storico, seguita da Caserta con 82 ettari (il 70% del totale). Sempre Napoli (291 ha) è la città con la maggior quantità di verde adibito a grandi parchi urbani, seguita ancora da Caserta (30 ettari). Sono, invece, Benevento e Salerno le città con la più alta estensione di verde attrezzato, rispettivamente con 54 ettari e 26 ettari.

Rispetto al contesto scolastico, gli ultimi dati Istat dicono che, complessivamente, nei cinque capoluoghi della Campania sono 119 gli ettari di verde adibiti a giardini scolastici. In particolare, la città di Napoli con i suoi 87,4 ettari, pari al 7% del proprio verde urbano, è la città con la maggiore quantità di giardini scolastici, seguita da Salerno con 16,5 ettari, pari al 6,7% del totale del verde cittadino. Mentre gli altri quattro capoluoghi registrano una percentuale superiore alla media nazionale, solo Benevento ha una percentuale più bassa (2,5%) sia rispetto al dato regionale che nazionale.

"Troppo spesso si osserva che al tema del verde viene attribuito un ruolo secondario, con una scarsa dotazione di bilancio e di personale. Addirittura, prende sempre più piede l'esternalizzazione della responsabilità della gestione del verde, che, senza un'adeguata regolamentazione, tende di fatto alla privatizzazione. Le nostre amministrazioni - commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania - ancora fanno fatica a prendere coscienza che il verde urbano contribuisce a rendere migliore la qualità della vita rendendo una pluralità di servizi ecosistemici ai cittadini".

Per quanto riguarda, nello specifico, la città di Napoli, Legambiente ricorda che "se il Comune avesse tenuto conto della legge 10/2013, delle linee guida ministeriali e dei tanti ulteriori riferimenti di indirizzo prodotti dal ministero dell'Ambiente dal 2014 al 2020 in rapporto ai nuovi nati e ai bimbi adottati" avrebbe dovuto piantare almeno 54.700 alberi per una superficie di almeno 137 ettari, pari a un secondo bosco di Capodimonte. In realtà, "pur considerando alcuni interventi di sostituzione e impianto ex novo di alberature", gli alberi negli anni "sono stati soprattutto abbattuti - ricorda Legambiente - e ancor più spesso compromessi da una cattiva gestione fatta di errate pratiche colturali, emblematicamente rappresentate dalle drastiche potature e dalle capitozzature, spesso anche offerte e condotte da privati, nonché da ricorrenti tagli agli apparati radicali prodotti durante lavori per le reti dei sottoservizi, o da danni prodotti da lavori infrastrutturali". Quindi, sostanzialmente, non sono state realizzate molte nuove messe a dimora di piante, mentre sono stati molti gli abbattimenti e compromissioni degli alberi esistenti, il tutto "in mancanza degli indispensabili strumenti di cui alla legge 10/2013 (censimento, regolamento piano del verde)".

"Eppure - scrive Legambiente nel dossier - sul finire della scorsa consiliatura Napoli ha potuto godere di una quantità ingente di finanziamenti erogati sia dalla Città Metropolitana che dalla Regione Campania. Con queste due azioni, maturate purtroppo durante il lockdown e il confinamento dovuti alla pandemia, alcun confronto è stato avviato con la cittadinanza e con le associazioni, da sempre impegnate sulla problematica", conclude.

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