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Il Castello ed il Santuario della Madonna di Casaluce

Casaluce - La città di Casaluce esisteva sin dal primo Medioevo, il suo nome compare, infatti, in un diploma capuano del 964 d.C., nel 1063 con la nascita della contea di Aversa i normanni con a capo Rainulfo Drengot eressero il castello...

La città di Casaluce esisteva sin dal primo Medioevo, il suo nome compare, infatti, in un diploma capuano del 964 d.C., nel 1063 con la nascita della contea di Aversa i normanni con a capo Rainulfo Drengot eressero il castello conferendo alla cittadina una maggiore importanza. Il nome deriva da castrum lucis, ossia accampamento nel bosco, fu definito così perché all’epoca si scorgevano nell’immensa boschiva le luci di pochissime case, proprio come una sorta di accampamento. Nel 1269 il castello fu donato da Carlo I D’Angiò al connestabile del regno Beltramo del Balzo e da questi passò a Raimondo, sotto il quale Casaluce divenne importante.
Il castello è di forma quadrata, non ne resta molto poichè Raimondo del Balzo lo fece modificare in monastero con una cappella che ne custodisse la famosa icona della Madonna e le due idrie in alabastro, affidandone, pertanto, la struttura all’ordine dei celestini, nel 1360 grazie all’operato dei monaci venne edificato il chiostro che ancora oggi è possibile ammirare. Il santuario è particolarmente noto per l’effige della Beata Vergine di Casaluce, la tradizione racconta che Ruggero da Severino aveva portato al ritorno del suo viaggio da Gerusalemme, la famosa effige e due idrie di alabastro provenienti da Cana (secondo la tradizione quelle delle nozze di Cana nelle quali Cristo aveva trasformato l’acqua in vino), Ludovico D’Angiò che aveva ereditato tali ricchezze prima di partire per la Provenza le avrebbe donate dunque a Raimondo del Balzo, il quale, come già scritto, ne aveva fatto edificare la chiesa all’interno del castello proprio per custodire l’icona e le idrie. L’effige della Vergine secondo la tradizione sarebbe stata dipinta da San Luca, è detta anche Madonna Bruna perché raffigura una Vergine di carnagione scura, dipinta su fondo d’oro su una tavoletta di legno d’acero. L’icona fu eletta protettrice della città di Aversa (data la presenza degli Angiò anche nella città), e nacque dunque una controversia tra Casaluce ed Aversa che riguardava il diritto di proprietà e di custodia dell’effigie; la diatriba fu risolta solo nel 1857 quando il tribunale ecclesiastico sancì che il quadro dovesse essere esposto ad Aversa dal Primo giugno al 15 ottobre ed i restanti mesi fosse conservato nel santuario di origine a Casaluce.
L’edificio è di stile gotico, l’atrio composto da un portale ogivale presenta una lunetta con al centro una scultura raffigurante una madonna con Bambino ed Angeli attribuita a Tino di Camaino (1300 circa). Nell’atrio erano presenti anche dei cicli di affreschi di scuola giottesca (1360) attualmente custoditi al museo di Capodimonte in attesa di restauro. Il campanile altro non è chè il risultato della trasformazione di un torrione del castello preesistente. Alcune modifiche sono state compiute nel 1770 conferendo alla cappella principale un gusto neoclassico.

Le principali manifestazioni
7 maggio Festività di Santa Maria di Casaluce: la festa risulta già in un testo del 1622 e celebra l’effige della Madonna con riti nel santuario Seconda domenica dopo l’Epifania: nel santuario si celebra l’antico rito della benedizione dell’acqua nelle sacre idrie, che per l’occasione sono esposte ai fedeli che ne attingono ricevendo la grazia per intercessione della Beata vergine. Il rituale dei monaci celestini per la benedizione dell’acqua è scritto interamente in latino, ed è composto da un insieme di canti, litanie, salmi e formule. E' un rituale inedito e unico nel suo genere. 15 ottobre prima domenica di maggio si ricordano i giorni della traslazione con serate allietate da musiche e degustazione di prodotti tipici.

Prodotti e piatti tipici
Il prodotto tipico di Casaluce è rappresentato senza dubbio dal vino asprinio rosso. Dell’origine di tale vino non abbiamo date precise, in più fonti si legge che in questo territorio (comprendeva l’attuale Casaluce e zone circostanti) noto come Liburia esisteva “un'uva che non aveva eguali”. Successivamento nel periodo normanno Louis Pierrefeu, cantiniere di corte di Roberto d'Angiò, individuò i declivi aversani come suolo ideale per impiantare le viti che assicurassero alla corte normanna una riserva ricca di spumanti. La scelta si rivelò giusta: i tralci di vite, infatti, appoggiandosi agli alberi di pioppo, che fungevano da sostegno, crescevano in altezza ed a festoni, consentendo così la produzione di quella caratteristica uva divenuta famosa fin dai tempi angioini e recuparata nel periodo borbonico. Questo sistema di viticultura è molto particolare, in quanto le viti, dette maritate poiché si appoggiano ai pioppi, raggiungono anche i 10-15 metri di altezza, e viene anche detta "Alberata Aversana”.
Altro vino specifico della zona è il fragolino, ed inoltre prodotti tipici sono: la carne di maiale, lasalsiccia condita con vino asprinio, meloni, mele annurche e pesche.

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