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A 20 anni dalla morte della pecora Dolly perché non è stato ancora clonato l’uomo?

La storia della pecora Dolly viene ancora ricordata come qualcosa di rivoluzionario e sembrava aprire la strada alla clonazione umana: a distanza di quasi 30 anni, però, questa pratica appare ormai superata

Le pecore hanno accompagnato la nostra società fin dalle origini, al pari di altri mammiferi, ma dal 1996 in poi ogni volta che si pensa a uno di questi animali non può che venire in mente Dolly.

L’ovino passato alla storia 27 anni fa aveva una particolarità davanti alla quale era impossibile rimanere impassibili: è stato il primo mammifero ad essere clonato.  Un evento che apriva, per alcuni, scenari apocalittici, per altri nuove possibilità a livello scientifico. Fatto sta che la sua nascita ha avuto una grande risonanza mediatica soprattutto perché molti sostenevano che il passo dalla clonazione di una pecora a quello di un umano sarebbe stato breve. Sono passati quasi tre decenni dalla sua nascita, la scienza ha migliorato e sviluppato ulteriormente le tecnologie legate alla clonazione, ma di quella dell’uomo non ci sono tracce, anzi questa idea pian piano è stata abbandonata.

Le preoccupazioni provocate dalla clonazione di Dolly

La pecora Dolly in quanto clone aveva in sé l’intero patrimonio genetico della madre, proprio perché la clonazione ha l’obiettivo di replicare all’infinito quello che viene considerato un patrimonio genetico ben riuscito. Infatti, a differenza di quanto avviene nella riproduzione sessuata, l’essere vivente ha in sé parte del patrimonio di entrambi i genitori e non l’intero di entrambi, il che comporta la perdita di parte delle informazioni.

L’impatto degli esseri umani sull’ecosistema e sull’ambiente naturale 

Questo però ha sollevato malcontenti soprattutto dal punto di vista etico nel momento in cui si è parlato di clonazione umana. Oltre ai principi religiosi, per molti il problema della clonazione aveva degli aspetti negativi sulla psiche dell’individuo che avrebbe avuto difficoltà a trovare un posto nella società, ma soprattutto c’era il rischio di svilire la sua dignità e autodeterminazione.

Se inizialmente gli oppositori sostenevano queste tesi per contestare l’intero processo, nel corso degli anni le posizioni si sono ammorbidite, ma è emerso come questa pratica per gli essere umani sia difficile da realizzare a livello tecnico. Inoltre non comporta tutti quei vantaggi che si speravano all’inizio.

L’utilità della clonazione per altri animali

La clonazione di Dolly è stata senza dubbio un evento importante, ma ha messo in luce alcuni limiti di questa pratica.

Il patrimonio genetico “ereditato” da Dolly le ha permesso di procreare e di vivere per sette anni una vita normale anche se ha avuto problemi di artrite. Difficoltà che per alcuni studiosi sono causa della clonazione che ha generato l’invecchiamento precoce.

Nonostante questi limiti, dopo di lei sono stati clonati altri animali, tanto che si è pensato anche di applicare questa tecnica alle specie in via di estinzione, per scongiurarne la scomparsa o per riportare in vita esemplari spariti per sempre.

Perché gli esseri umani non sono stati clonati

Ci sono stati dei passi in avanti nella ricerca scientifica, ma ci si è trovati davanti a una serie di limiti e rischi, come morti premature, le malformazioni e problemi di salute nel corso della vita.

Inoltre lo sviluppo di tecnologie scientifiche negli ultimi anni ha fatto passi da gigante, tanto che la clonazione ora è considerata quasi inutile. La prospettiva è mutata grazie alle cellule staminali che hanno la caratteristica di poter sviluppare qualsiasi tessuto e cellula umana, con il risultato di poter essere impiegate per i trapianti o per limitare la possibilità delle malattie genetiche o di patologie ereditarie. Alla luce di queste conquiste, la clonazione appare superata e poco conveniente in virtù dei pericoli che comporta.

Articolo originale su Today.it

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