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Reggia vanvitelliana colma di rifiuti

Caserta - Dai Borbone ai barboni, questo potrebbe essere il titolo o la parabola che caratterizza la vicenda attuale del Palazzo Reale di Caserta. Il celebre monumento vanvitelliano, opera d'arte annoverata nei cataloghi dell'UNESCO quale sito...

Dai Borbone ai barboni, questo potrebbe essere il titolo o la parabola che caratterizza la vicenda attuale del Palazzo Reale di Caserta. Il celebre monumento vanvitelliano, opera d'arte annoverata nei cataloghi dell'UNESCO quale sito d'interesse mondiale, vive un momento misero. "Pur rappresentando la maggior fonte di ricchezza di una città privata di ogni risorsa" – ha affermato Pasquale Costagliola, Presidente dell'associazione Terra Nostra – "la Reggia viene bistrattata, mal gestita, degradata. Molte sono le vicende che questo nobile luogo ha visto, minacciato da guerre e rivoluzioni, che ha potuto sopravvivere ai garibaldini che lo occuparono come acquartieramento, agli americani che lo utilizzarono come sede del loro comando generale, ai concerti, alle location dei film, ai concorsi ippici, alle feste. Ma, oggi, la dose delle angherie sembra arrivare al colmo. Mentre continua un restyling infinito intorno alla piazza Carlo III" – prosegue l'esponente ambientalista – "davanti ai portoni principali si è accumulata una sporcizia fatta di immancabili bottiglie vuote di birra e di acqua minerale, di guano dei piccioni, di stracci e carte. Uno spettacolo miserrimo per le frotte di turisti che arrivano a visitare la reggia. Dentro il sito reale, tra i viali un traffico congestionato di auto minaccia i visitatori. Non si sa di chi sono le decine di macchine che vengono parcheggiate ad ogni angolo mentre il giardino inglese è preda anch'esso dei rifiuti oltre che dei vandali. La piazzetta davanti ai giardini della Flora, passaggio obbligato per i lavori in corso è un vero souk, un mercato afroarabo con decine di venditori di cianfrusaglie che stazionano ed ingombrano l'area tra i soliti rifiuti. Un vero caravan serraglio di umanità varia, che spaccia paccottiglia, chiede petulantemente elemosina, s'intrufola negli androni del palazzo accompagnando le comitive di turisti. Un branco di cani randagi" – sottolinea Costagliola – "staziona perennemente davanti al cancello principale e rincorre le carrozze che sfrecciano sui viali mentre i cavalli lasciano i loro escrementi indisturbati. Questo è lo scenario che accoglie il viaggiatore che approda nella nostra città, tutt'altro che una guache di Hackert, ma, piuttosto, una facciata da terzo mondo che alimenta l'idea miserabile che aleggia sulle nostre contrade. Qualcuno degli illuminati amministratori nostrani avrà mai pensato a quanto succede davanti alla reggia, alle ricadute di immagine" – conclude Costagliola – "Un monumento di tale portata, vanto immeritato per una città senz'anima meriterebbe migliore sorte".

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