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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Ambiente

Viaggio dentro i misteri di Valle della Masseria

Serre - Quattrocento pecore morirono e molti vitelli nacquero deformi nei dintorni della località Pagliarone, a meno di mezzo chilometro da Valle della Masseria. Il gregge aveva brucato l'erba sbagliata dall'identica della provenienza del foraggio...

Quattrocento pecore morirono e molti vitelli nacquero deformi nei dintorni della località Pagliarone, a meno di mezzo chilometro da Valle della Masseria. Il gregge aveva brucato l'erba sbagliata dall'identica della provenienza del foraggio dato alle mucche. "Solo nell'ultimo anno, da queste parti, c'è stato un aumento di 35 casi di neoplasie", è la denuncia della dottoressa Ida Passannanti. "A Serre poi, mai visti poi tanti tumori al pancreas ed al colon", continua. La grande paura di Serre parte da qui. Nonostante questo all'inizio di marzo di quest'anno venne fuori il comitato popolare "Orione" che in una lettera mandata a Bertolaso proponeva di "vendere" i terreni di Valle della Masseria al Commissariato per l'emergenza rifiuti in cambio di lauti indennizzi. Si tentava così di "monetizzare" il disagio, di spezzare la resistenza della popolazione all'incipiente arrivo della discarica. A portare avanti la politica della "mano tesa" era una nota famiglia d'imprenditori del posto, da tempo impegnati in commesse di lavoro per conto del Dipartimento della Protezione Civile, diretto com'è noto da Guido Bertolaso, per il quale riparano, rigenerano e rimessano ingenti quantità di roulotte. Un altro componente della famiglia, la "pecora nera", è andato più avanti diventando più volte oggetto di cronaca per i traffici delle ecomafie fino a, era il 6 giugno dell'anno scorso, a rimediare un arresto nell'ambito dell'operazione "Rabbit" condotta dai carabinieri e che ha stroncato un traffico di rifiuti tossici dalla Puglia alla Campania. Questa è la "contraddizione in seno al popolo", avrebbe commentato Lenin o Mao. Ma siamo a Serre e l'incidente ci scappa la mattina del 12 maggio scorso, quando è appena terminata la più "pesante" delle cariche di poliziotti e carabinieri contro i manifestanti, con tre di loro spediti all'ospedale, ma dopo una strana attesa di più di un'ora per via di ambulanze che non riuscivano ad arrivare, da una casa vicina al teatro degli scontri, "dagli amici di Bertolaso" si ordinano pasticcini e spumante. Le donne del presidio buttano tutto per aria ed il commesso della pasticceria è costretto a darsela a gambe levate per evitare il peggio.

ORIONE. Finì poi che molte delle firme sotto il documento furono successivamente ritirate dagli interessati che affermarono pubblicamente di essere stati indotti in errore o sottoposti ad un velato ricatto. La storia è meglio farla iniziare ad Angelo Frattini, sostituto procuratore di Salerno, che il 19/5/1999 così la va a raccontare alla commissione bicamerale d'indagine sui rifiuti in Campania: "Nel comune di Serre dove una società denominata Ecologia, che aveva per oggetto sociale il recupero di questi rifiuti per utilizzarli come riempimento dei manti stradali (questa è oggi la scusa normale per queste schifezze, consentitemi il termine), trascurando però il fatto che ciò potrebbe avvenire solo a determinate condizioni, aveva scavato una fossa profonda 60-70 metri e larga circa 100 dove abbiamo scoperto che scaricavano questi sacconi di scorie delle industrie metallurgiche, sollevando peraltro polveroni enormi. Questo disastro ambientale per fortuna è stato bloccato". Pagliarone è a meno di un chilometro da Valle della Masseria. Meno di dieci anni fa qui, con la scusa di avviare un allevamento di lombrichi, decine di tonnellate di ossido di alluminio e di altri rifiuti speciali vennero interrati in grandi buche scavate nel suolo. Il terreno dove quest'operazione fu portata avanti era di proprietà di chi? Ma di Nicola Mennella. Sì, l'arrestato nell'operazione Rabbit. Così come è di suoi parenti l'azienda in rapporti d'affari, e quindi di evidente sudditanza psicologica, con la struttura diretta da Bertolaso. Pochi passaggi di proprietà e siamo di nuovo sul fondo della cava di Valle della Masseria. Gran parte di questi terreni erano una volta erano di proprietà di questa stessa famiglia. Li vendettero alla Rdb, poi diventata Fantini, e poi c'è un'altra porzione che passa alla Sipla di Padula. Anche altri contadini vendettero ed in cambio ebbero anche un posto di lavoro presso la Rdb di Campagna.

Alla fabbrica che sforna mattoni ci restò molti anni, Mennella. Poi, via verso una carriera imprenditoriale. Era il 28 giugno del 2007 quando finisce in manette. Lo accusano di traffico illecito di rifiuti e disastro ambientale. Il 57enne imprenditore, messo poi agli arresti domiciliari, preferisce lasciare l'abitazione di San Cipriano Picentino e si fa trasferire a Serre. La casa di famiglia è di proprio al crocicchio che porta a Valle della Masseria, dove per sei, sette mesi stazionano i suoi compaesani che protestano. Lui ha altre cose alle quali pensare. L'operazione "Rabbit" è partita dalla Puglia perché in quella regione Nicola Mennella aveva a che fare con uno stabilimento di smaltimento di fanghi di depurazione industriale. L'azienda ubicata a Foggia, destinata ufficialmente alla produzione di concime organico (compost) veniva in realtà utilizzata per smaltire ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi da tutta Italia. Questi rifiuti, secondo i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico pugliese, senza alcun trattamento, venivano riversati direttamente nei terreni agricoli con notevoli danni all'ambiente e gravi rischi per la salute dei cittadini. Insomma era ricascato nei suoi vecchi traffici. E, soprattutto, non simpatizzava né con il battagliero sindaco Cornetta né con il "Serre per la vita". I pasticcini e lo spumante fatti arrivare la mattina del 12 maggio li aveva ordinati lui?

La delibera regionale per la cava

Sono quattro mesi che si sa che Bertolaso vuole riempire di rifiuti Valle della Masseria. Lo sa non solo l'Italia intera ma anche il mondo per via di un contestato tour di giornalisti stranieri. E la giunta regionale della Campania che fa? Autorizza la riapertura della vecchia cava d'argilla di Valle della Masseria. L'autorizzazione regionale del 7 marzo scorso, delibera n.323 della giunta regionale, concede 35 mila metri cubi alla società Terrecotte, una controllata della Rdb Fantini, pur in presenza di fenomeni franosi evidenziati dalle relazioni tecniche regionali. L'ok di Napoli costituisce poi una variante al piano regionale delle cave. "Sono quarant'anni che fanno scempio della zona, ora vanno fermati perché non ci stiamo a deflettere di un millimetro sulla linea di sviluppo esclusivamente naturalistica della zona", ribadisce Chiaviello, esponente del comitato popolare. "Ci insospettisce fortemente la sequenza temporale della concessione ed il fatto che senza dare neanche una badilata al terreno questi imprenditori potranno chiedere allo Stato - conclude Chiaviello - diversi milioni di euro di risarcimento e guadagnare dalla tragedia che invece toccherà a tutti noi". La titolarità della licenza è della società "Terrecotte", che fa parte del gruppo "Fantini & Scianatico", uno dei colossi italiani nella costruzione dei laterizi. L'azienda ha stabilimenti in tutta Europa e è la sua tesi ufficiale- ha bisogno di avere le cave di argilla vicino ai suoi stabilimenti e non butta all'aria lo stabilimento di Campagna e quello dell'Alto Sele per il modesto indennizzo che gli potrebbe arrivare da Serre per la cessione del sito di Valle della Masseria. Il teorema che parte oggi da Serre è semplice ma tutto da dimostrare: «Chi, se non qualcuno che è stato da queste parti per anni, ha potuto pilotare gli atti del commissariato per l'emergenza rifiuti fino a pilotarli giusto al centro di Valle della Masseria?». Perché è stata autorizzata la riapertura di una cava quando non ne ricorrevano più i presupposti? Domande su domande, che contribuiscono ad aumentare la diffidenza della gente. Il teorema che parte da Serre è semplice ma tutto da dimostrare: "Chi, se non qualcuno che è stato da queste parti per anni, ha potuto pilotare gli atti del commissariato per l'emergenza rifiuti fino a pilotarli giusto al centro di Valle della Masseria? Perché è stata autorizzata la riapertura di una cava quando non ne ricorrevano più i presupposti?" Domande su domande, che contribuiscono ad aumentare la diffidenza della gente. Ora Bassolino però fa di più, si va a costituire in giudizio contro il comune di Serre.

Il caso De Biasio
«De Biasio? Era il padrone e gestore di Basso dell'Olmo. Teneva lui le chiavi». La ricordano ancora a Campagna quell'assemblea pubblica durante la quale Gaetano De Simone lo definì "soggetto non affidabile" e Carlo De Biasio, visibilmente offeso raccolse teatralmente le carte si alzò e se ne andò. Carlo De Biasio, il vice di Bertolaso arrestato a Caserta, seguì passo passo tutta la vicenda che portò all'apertura della discarica che, dall'altra parte della riva del Sele, vedono soprattutto per la vistosa copertura verde e sentono per le esalazioni dei rifiuti stoccati. «Nella maggior parte degli incontri pubblici era De Biasio a relazionare ricorda De Simone e subito ci apparve come il vero uomo forte di Catenacci». Quando cominciarono i lavori per trasformare in discarica la cava di Basso dell'Olmo, fu lo stesso De Biasio a lasciare i panni del burocrate per trasformarsi in tecnico fino ad assumere la direzione tecnica dei lavori. «Fu la nostra interfaccia per ogni cosa. Per entrare a Basso dell'Olmo occorreva chiedere il permesso a lui», ricorda il sindaco Biagio Luongo. Anche allora il fondo argilloso non bastò a ridurre a zero l'impatto nel sottosuolo. Il telone che era stato messo a mo' di tappeto impermeabilizzante si spezzò in diversi punti. Era la pressione dei rifiuti depositati a far affiorare i massi che, ovviamente, laceravano il telone che così ha lasciato passare enormi quantità di percolato che poi hanno proseguito il loro corso andando a finire direttamente nel letto del Sele. Dopo Basso dell'Olmo comincia il lago di accumulo delle acque della diga di Castrullo.

"L'avevamo pure detto a Bertolaso"

Quando Bertolaso va ad incontrare la popolazione di Serre, il sindaco di Serre e i consiglieri comunale d'opposizione scelgono, negli attimi che precedono l'incontro riservato nella stanza della giunta comunale, di chiedere a Bertolaso lumi su questa storia e s'impegnano fra di loro a non renderlo noto subito per evitare di evitare altra benzina sul fuoco. "Che problema c'è, io li esproprio", risponde un disarmante Bertolaso. «Il fatto più strano è che nessuna comunicazione di questo tipo è giunta agli uffici municipali», è l'unico commento che fa il sindaco Palmiro Cornetta. E la concessione regionale non contiene i necessari pareri sulla franosità e sul rischio idrogeologico messo in evidenza dalla autorità di bacino sul Sele. «Passeremo questa informazione all'autorità giudiziaria», ribadiscono a Serre. E si prova a quantificare l'importo dell'esproprio che dovrà essere pagato per interrompere per sempre quest'attività: più di 10 milioni di euro. Cornetta non usa mezzi termini: "Ho capito da tempo che c'e' un disegno criminoso dietro l'indicazione per realizzare la discarica a Serre. "Mi risulta ha spiegato Cornetta - che ci siano stati strani movimenti di compravendita di terreni in quella zona".

L'azienda si difende

"Nessun mistero, sono solo normali operazioni di ristrutturazioni fra aziende dello stesso gruppo", fanno sapere da Terlizzi, sede centrale dell'azienda di laterizi. "La nostra richiesta di riprendere le attività di estrazione nella cava di Valle della Masseria, che è una cava attiva, è stata formulata il 19 ottobre del 2006, quando non c'era nessuna avvisaglia di ciò che successivamente è avvenuto. Il 7 marzo scorso l'amministrazione regionale ne ha concluso semplicemente l'iter". Dalla proprietà di "Terrecotte", società appartenente al gruppo pugliese Fantini e Scianatico, leader italiano nella produzione di laterizi, ci tengono a far sapere che dall'eventuale discarica da aprire a Serre, loro non ricaverebbero vantaggi ma solo seri problemi. Il non poter più attingere argilla da Valle della Masseria andrebbe ad interrompere il rifornimento della materia prima verso gli stabilimenti di lavorazione di Contursi ed Oliveto Citra, che attualmente danno lavoro ad 80 dipendenti. "A Valle della Masseria da più di quarant'anni, ancor prima dell'istituzione dell'oasi Wwf, sono in azione queste cave che hanno fatto lavorare tanta gente che così ha evitato di emigrare", dice il geologo Antonino Mennella.
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