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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cultura Casal di Principe

'Non Tacero'', la storia di Don Peppe Diana in onda stasera su Rai Storia

Casal di Principe - Rai Educational, diretta da Silvia Calandrelli, presenta Diario Civile con il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti. A cura di Alessandro Chiappetta, regia di Graziano Conversano. In onda dal 12 marzo, ogni mercoledì...

Rai Educational, diretta da Silvia Calandrelli, presenta Diario Civile con il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti. A cura di Alessandro Chiappetta, regia di Graziano Conversano. In onda dal 12 marzo, ogni mercoledì alle 21.15, e in replica il venerdì alle 22:45, su Rai Storia, ch. 54 del Digitale Terrestre e ch. 23 Tivù Sat.
A vent'anni dall'assassinio di Don Diana, Rai Storia dedicata la prima puntata di Diario Civile al parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra casalese il 19 marzo 1994. Il documentario ricostruisce la vicenda umana di un parroco divenuto il simbolo della lotta alle mafie attraverso le testimonianze dei familiari, di chi lo ha conosciuto, dei parroci impegnati come lui per la legalità e dei magistrati, che insieme al Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ne ripercorrono anche la complicata vicenda giudiziaria.
In esclusiva per Rai Storia Roberto Saviano racconta il percorso anticamorra di questo grande sacerdote, il contesto in cui ha operato, i depistaggi e le falsità che infangarono la figura di Don Diana, il cui esempio è sempre stato al centro dei racconti dello scrittore napoletano. "Quando mi capita di scrivere in Gomorra di Don Peppe sono dieci anni che su di lui c'è il silenzio – dice Saviano - Un silenzio custodito e rotto, allo stesso tempo, soltanto da pochi. Ma sostanzialmente Don Peppe è dimenticato". "Lui è un prete sui generis per quel territorio – racconta ancora Saviano - Non indossa spesso la tonaca, ma soltanto il collarino. Ogni tanto si concede un sigaro. E inizia una vera e propria strategia pastorale, davvero unica". Che si compie in un contesto di "piena guerra civile", dice ancora lo scrittore, "un carosello armato con morti e morti da una parte e dall'altra. E Don Peppe inizia a dire questo: non posso dare i Sacramenti a chi fa Camorra, a chi è camorrista. No alla comunione, non faccio più cresime quando intuisco che la cresima non è un sacramento ma diventa una modalità militare per legare un giovane ad un affiliato. Don Peppe dice basta. E non solo, Don Peppe utilizza la domenica, l'altare, l'omelia, la messa per iniziare a dire quello che sta accadendo in paese". La lettera aperta che Don Diana scriverà nel '91 insieme ad altri parroci della zona contro la camorra è, per Saviano "il messaggio rivoluzionario teologico e politico di Don Peppe, che dice: Io sono un prete. Non posso tacere". "La camorra" – continua a raccontare Saviano – "tentò di delegittimarlo dicendo che era stato ucciso per non aver celebrato un funerale; la camorra voleva far passare questo suo impegno pastorale antimafia come una mancanza".
La storia di Don Diana, come quella di Don Puglisi a Palermo, è la chiave per raccontare la camorra casalese, l'evoluzione e la sconfitta culminata nel processo Spartacus nel 2004. Ma anche per scoprire tante storie meno note. Nel documentario, le testimonianze della madre Iolanda e dei fratelli Emilio e Marisa Diana, le parole di chi lo ha conosciuto, come l'ex sindaco Renato Natale e il giornalista Raffaele Sardo, quelle dei suoi amici sacerdoti come Ton Tonino Palmese e Don Carlo Aversana e della giornalista Concita Sannino. Gli anni della formazione, il suo passato scout, e l'impegno anticamorra, culminato in quel manifesto pubblico dal titolo "Per amore del mio popolo non tacerò". "Don Diana così come Don Puglisi – sottolinea il Procuratore Nazionale antimafia Franco Roberti - erano nati, vivevano e lavoravano in territori ad alta densità criminale e lo facevano alla luce del sole, occupandosi del recupero dei ragazzi che i clan criminali reclutano nei quartieri a rischio offrendo loro una possibilità di lavoro, di istruzione, di impegno sociale. E proprio per il loro lavoro di "preti di strada" sono entrati nel mirino delle cosche criminali. Nella logica tipicamente mafiosa – aggiunge Roberti - uccidere un uomo come Don Diana ha un doppio obiettivo: eliminare un uomo simbolo, portatore di valori positivi, e far ricadere la colpa sulla fazione avversa, quindi determinare un intervento giudiziario contro questa fazione. L'azione dello Stato ha dato i suoi frutti grazie all'abnegazione di tanti magistrati, esponenti delle forze dell'ordine, ma forse anche grazie a qualche cosa che sta cambiando nella realtà casertana, che sta mutando in meglio" .
La vicenda giudiziaria legata a Don Diana è un caso molto complicato che il documentario ricostruisce con gli interventi, insieme a quello di Franco Roberti, del Procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho, dei giudici Raffaele Cantone e Francesco Curcio, i magistrati che si sono occupati a più riprese dei Casalesi e che, come Francesco Curcio, hanno seguito i due processi di primo grado per il delitto di Don Peppino.La voce narrante di Non Tacerò. La storia di Don Peppe Diana è quella dell'attore Andrea Renzi che ha lavorato con alcuni dei più importanti registi napoletani del cinema e del teatro, come Mario Martone e Paolo Sorrentino.

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